Regione Liguria: Orlando lascia la Camera e resta in Consiglio regionale, Pandolfo va in Parlamento
di Stefano Rissetto
"Proseguirò la battaglia contro una destra arrogante, opaca e che fa interessi di pochi". Rixi (Lega): "Spero che la sua sia un'opposizione costruttiva"
Andrea Orlando ha deciso che lascerà il Parlamento e resterà nel consiglio regionale della Liguria per "proseguire la battaglia" iniziata con la sua candidatura in regione "contro una destra arrogante, opaca e che fa interessi di pochi. Una decisione che nasce anche dall'idea che vengono prima le istituzioni delle pur legittime ambizioni di carattere personale. E che anche dal livello territoriale si possa dare un contributo per costruire una battaglia per l'alternativa a livello nazionale". Al suo posto, in Parlamento gli subentra Alberto Pandolfo, attuale vicepresidente del consiglio comunale genovese. Tra i primi a felicitarsi con Orlando, il viceministro alle Infrastrutture e leader ligure della Lega Edoardo Rixi: “Dopo anni trascorsi tra i banchi del Parlamento, l’ex ministro Andrea Orlando ha deciso di dedicarsi alla politica locale, rimanendo in Consiglio regionale in Liguria. Una scelta che sottolinea l’importanza delle sfide territoriali. Confido che la sua sarà una opposizione costruttiva per il bene della Liguria. Auguro all’onorevole Orlando un proficuo lavoro nella sua nuova avventura politica”. Quindi Armando Sanna, capogruppo Pd, commenta: "Da capogruppo del Partito Democratico in Regione Liguria apprendo con grande entusiasmo e riconoscenza la scelta di Andrea Orlando di rimanere in consiglio regionale. La sua esperienza a livello nazionale e quella vissuta insieme in campagna elettorale saranno un importante valore aggiunto per il Partito Democratico in regione che, oltre a essere il gruppo più numeroso del consiglio, sarà protagonista del dibattito politico. Faremo una grande opposizione, insieme a tutte le altre forze, per il bene della Liguria e dei liguri. Alberto Pandolfo, che prende il posto di Orlando alla Camera, saprà rappresentarci al meglio a Roma”.
Dimissioni - Orlando spiega la sua scelta con un video sui social. "Questa settimana mi dimetterò dalla carica di deputato per rimanere in consiglio regionale. Era un po' la prima idea che ho avuto all'indomani delle elezioni, della sconfitta, chiamiamola per nome, e tuttavia in molti mi hanno chiesto di riflettere, di pensare sull'opportunità di rimanere in Parlamento. Molti di loro, a partire dalla segretaria nazionale, mi hanno fatto presente come il mio contributo possa essere importante alla battaglia a livello nazionale. Allora era dovuto un supplemento di riflessione e qualche ragionamento in più, che mi hanno impegnato le scorse settimane. E tuttavia non ho cambiato idea. Credo che sia importante proseguire la battaglia che ho iniziato candidandomi alla guida della regione Liguria. Ritengo che sia importante perché la destra sin dalle prime battute si è confermata, per come l'avevamo descritta in campagna elettorale: arrogante, che non sa fare i conti con i limiti delle esperienze di governo precedenti, che non sa rompere anche con aspetti di opacità di quelle esperienze. E' una destra che guarda all'interesse di pochi piuttosto che all'interesse di tutti". Lo dice in un video pubblicato sui social il deputato Pd Andrea Orlando.
Oligarchia - "Non credo fosse sbagliato, né estremistico, definirla come l'abbiamo definita in campagna elettorale - ricorda l'ex ministro dem - il riflesso di un'oligarchia che rischia di compromettere l'interesse generale del futuro della nostra regione, soprattutto delle nuove generazioni. L'opposizione che dobbiamo costruire sarà basata sulle parole d'ordine che abbiamo messo al centro della nostra campagna elettorale. La difesa di una sanità pubblica, assediata da quella privata, e che rischia di essere compromessa da una serie di scelte che sono state compiute fin dalle prime battute, che hanno rotto la catena di comando, che hanno frammentato i centri decisionali e che rischiano di non essere in grado di rispondere alle gravi emergenze che la sanità pubblica ha di fronte oggi. Dovremo rimettere al centro della nostra iniziativa una parola d'ordine che considero particolarmente importante: la reindustrializzazione sostenibile della nostra regione, nella quale il livello del lavoro è progressivamente peggiorato, soprattutto per le ragazze e i ragazzi. In molti di loro sono stati costretti ad andarsene. Per questo dobbiamo difendere il turismo, dobbiamo difendere i servizi, il porto, ma un lavoro buono, un lavoro stabile, un lavoro ad alto valore aggiunto, è un lavoro che può nascere soltanto da una ripresa della centralità dell'industria sostenibile nella nostra regione".
Patrimonio - "E poi una regione che difende il proprio patrimonio ambientale, che sappia fare i conti con i cambiamenti climatici, che affronti il tema del dissesto non soltanto come un'emergenza - spiega Orlando - ma come un fattore che rischia di compromettere la vivibilità del nostro territorio. Una regione che sappia anche accogliere, integrare e non discriminare, mettendo al centro il tema dei diritti delle ragazze e dei ragazzi e delle donne e degli uomini. Senza difendere la sanità pubblica, senza difendere lo stato sociale, senza cambiare la base produttiva della nostra regione, rischiano di crescere le diseguaglianze che purtroppo già oggi la caratterizzano: sono molti i poveri nella nostra regione, anche se se ne parla troppo poco. E soprattutto senza cambiare la base produttiva, il modello di sviluppo, rischia di accelerare il processo di invecchiamento, di spopolamento, che caratterizza in particolare alcune aree del nostro territorio".
Disegno - "Questo è il disegno che abbiamo proposto, un disegno che per poco non è risultato maggioritario alle ultime elezioni regionali. Da questo io credo dobbiamo ripartire. Non sarà un percorso semplice. Dobbiamo evitare gli errori che abbiamo commesso prima delle elezioni regionali - sottolinea l'esponente dem - le contraddizioni, le divisioni, i particolarismi, i personalismi, e dobbiamo soprattutto fare i conti con una destra arrogante e che nega l'evidenza, che quando gli si pongono delle questioni di merito risponde con aggressioni di carattere personale. Però non dobbiamo perderci d'animo. Dalla nostra abbiamo buone ragioni, abbiamo la forza, l'entusiasmo di tante militanti e di tanti militanti; abbiamo un risultato importante in alcuni grandi centri della nostra regione. Quella è la base da cui dobbiamo ripartire insieme".
Partecipazione - "Un patrimonio da integrare, da arricchire, ma da non disperdere a mio avviso. Un patrimonio che potremo rafforzare con la partecipazione, perché il segnale più forte che purtroppo è arrivato da queste elezioni è quello di oltre la metà del corpo elettorale che non si è recato alle urne. Soltanto ascoltando, andando a cercare le domande, provando a scavare nel profondo per cercare ciò che non si riesce ad esprimere nella società, io credo potremo colmare in qualche modo questo solco che si è creato tra le istituzioni e i cittadini. In questo senso, la mia scelta vuole essere anche un piccolo segnale. Questa mia decisione nasce anche dall'idea - sottolinea Orlando - che vengono prima le istituzioni delle pur legittime ambizioni di carattere personale. Non credo che questa mia scelta sarà risolutiva, però credo che nei confronti della destra dobbiamo saper opporre anche un'idea radicalmente diversa delle istituzioni, del modo in cui vengono gestite e vissute. E credo che anche dal livello territoriale si possa dare un contributo alla battaglia per costruire un'alternativa a livello nazionale".
Appuntamento - "Ne parleremo venerdì 20 al Teatro Stradanuova a Genova per definire un percorso che consegni questo patrimonio a chi dovrà intraprendere la sfida per le prossime elezioni comunali a Genova. Abbiamo chiuso la campagna elettorale al Politeama di Genova e poi in tante piazze nella nostra regione. Dobbiamo far tornare a vivere ogni giorno lo spirito di quelle piazze e dovremo anche rafforzare quello spirito - conclude Orlando - allargando il cerchio delle persone che partecipano alla vita pubblica. Avremo il compito di riandare a incontrare le persone con le quali siamo riusciti a parlare soltanto qualche minuto in campagna elettorale e andare ad ascoltare le loro ragioni, i loro bisogni, le loro speranze. Se faremo tutto questo, davvero, le cose potranno cambiare. Il mio impegno e le mie capacità e il mio lavoro saranno a disposizione di questo progetto".
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