Regione Liguria, la Corte dei Conti parifica il rendiconto generale 2019
di Marco Innocenti
I giudici hanno però rilevato criticità nelle gestione delle partecipate, "gestite in modo non economico"
I giudici della sezione di controllo della Corte dei Conti della Liguria hanno parificato, con alcune esclusioni, il rendiconto generale della Regione per l'esercizio finanziario 2019. I capitoli di bilancio esclusi dalla parifica, così come chiesto anche dalla procura regionale, riguardano l'operazione di cartolarizzazione degli immobili di Arte, oltre ad alcune somme riportate a titolo di residui attivi iscritti alla voce di spesa di contabilità speciale ma senza corrispondenza sulle scritture contabili.
I giudici contabili hanno poi disposto, così come richiesto dal procuratore Claudio Mori, di chiedere il parere alla commissione dell'Unione Europea per accertare la correttezza dell'operazione di finanziamento tra Ire e Ips, per l'eventuale sussistenza di un aiuto di Stato, di oltre un milione di euro, che sarebbe in violazione con le normative. Tra le criticità riscontrate sul bilancio regionale, a parte quelle che da ormai alcuni anni vengono sottolineate come l'operazione di cartolarizzazione degli immobili di Arte e le spese sanitarie giudicate sempre troppo alte, i giudici contabili hanno posto molta attenzione alle società partecipate dalla regione, e al 'nodo', considerato 'irrisolto', delle concessioni demaniali per finalità turistiche-ricreative.
"La gestione finanziaria dell'esercizio 2019 - scrive presidente delle sezione della Corte dei Conti Ligure, Fabio Viola - ha fatto registrare accertamenti di entrata per complessivi 5,35 miliardi di euro e riscossioni per 4,5 miliardi. Le spese hanno palesato pagamenti per 4,4 miliardi di euro a fronte di 5,29 miliardi di impegni. Considerando la competenza, il risultato di gestione dell'esercizio è stato positivo per 67,3 milioni di euro".
Per la procura contabile, così come per i giudici della sezione di controllo della Corte dei Conti, le partecipate della regione presentano molto criticità, e negli anni l'amministrazione non ha provveduto a razionalizzarle. Secondo il procuratore Claudio Mori, la regione gestisce le sue partecipate in maniera ''non economica, e senza alcuna valutazione dell'opportunità delle risorse investite". E' quanto è emerso durante il giudizio di parifica dell'esercizio finanziario 2019 della regione Liguria, che si è tenuto quest'oggi in video-conferenza. Per la procura, sarebbero stati spesi 6 milioni di euro senza alcun vantaggio per la collettività. Secondo il procuratore Mori, molte di esse ''sopravvivono solo grazie alle risorse pubbliche''.
Per la procura, non solo la Regione abusa dello strumento giuridico delle partecipate, ma le gestisce in un modo ''non economico, ed è emerso che le risorse pubbliche sono servite a risolvere problemi di carattere economico-finanziario delle stesse". Nella relazione emerge anche come la Regione utilizzi Filse (la finanziaria regionale per lo sviluppo economico) per raggiungere risultati ''che altrimenti sarebbero vietati, dando luogo a un fenomeno palesemente elusivo''. Il procuratore Mori, poi, definisce, emblematica l'operazione di aggregazione Ire-Ips, l'agenzia di sviluppo della provincia di Savona a controllo pubblico finita in Ire, l'agenzia regionale Infrastrutture Recupero Energie, controllata da Regione Liguria attraverso la finanziaria regionale Filse: "si configura come un mero artificio per finalità indebite e prive di ragionevolezza". La procura, per quanto riguarda l'operazione Ire-Ips, rileva anche delle violazioni per quanto riguarda l'aiuto di Stato, che ammonterebbe a oltre un milione di euro. Da qui la richiesta di sollevare la questione di pregiudizialità comunitaria alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea, a cui ora sono stati inviati gli atti.
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