"Pronto ad andare in Svizzera": 79enne ligure chiede suicidio assistito, ma la Asl dice no
di R.C.
Un ligure di 79 anni, affetto da una grave malattia neurodegenerativa, ha chiesto all'Asl di competenza di poter accedere legalmente al suicidio assistito, ma si è visto negare la richiesta. L’anziano, che ha perso la capacità di parlare e comunica solo con gesti o tramite un tablet, è determinato a far valere la propria volontà. “Sono pronto ad andare in Svizzera”, ha dichiarato attraverso la sua famiglia, facendo riferimento alla possibilità di ricorrere al suicidio assistito oltreconfine, dove è consentito. Il caso è stato preso in carico dal team legale dell’Associazione Luca Coscioni, da anni in prima linea nelle battaglie per il diritto al fine vita.
Secondo l’Asl, uno dei requisiti fondamentali previsti dalla sentenza della Corte costituzionale – ovvero la dipendenza da trattamenti di sostegno vitale – non sussisterebbe nel caso dell’uomo. Ma l’Associazione contesta con fermezza questa interpretazione.
“Il diniego opposto dalla Asl è illegittimo perché non applica la giurisprudenza costituzionale” – afferma l’avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Coscioni e coordinatrice del collegio legale che assiste l’anziano. “La Corte ha chiarito che il requisito del sostegno vitale comprende anche tutte le forme di assistenza quotidiana garantite da caregiver e familiari, senza le quali la persona non potrebbe sopravvivere”.
L'uomo, che vive assistito esclusivamente dai suoi familiari, aveva presentato richiesta a febbraio per l’avvio della procedura di verifica. Dopo le prime visite della commissione medica, l’istanza è stata respinta. Una seconda valutazione è stata richiesta a luglio, ma ancora non è arrivata alcuna risposta ufficiale.
“Negare questa evidenza significa violare i diritti fondamentali di una persona malata che soffre, privandola della possibilità di esercitare ora, mentre è ancora capace di autodeterminarsi, la libertà di scegliere il proprio fine vita”, aggiunge Gallo. “La mancata applicazione corretta delle pronunce della Consulta costringe i malati a ulteriori sofferenze, discriminazioni e ad affrontare viaggi all’estero per veder rispettata la propria scelta”.
La vicenda ha riacceso anche il dibattito politico. L’assessore regionale alla Sanità, Massimo Nicolò, ha espresso vicinanza alla famiglia: “Siamo di fronte a un vuoto normativo: non esiste ancora una legge nazionale chiara ed uniforme. Auspichiamo venga approvata quanto prima per dare risposte a queste istanze”.
Intanto, il caso del 79enne ligure rischia di trasformarsi in un nuovo fronte di battaglia legale e civile sul fine vita in Italia, dove il suicidio assistito è ammesso solo in casi molto specifici, stabiliti dalla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale, ma in assenza di una legge organica che ne regolamenti pienamente l’applicazione.
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