Processo Cella, tra incongruenze e smentite: l'ardua ricerca della verità
di Emilie Lara Mougenot
Nel processo emergono dettagli discordanti sugli orari e sulle relazioni tra gli imputati

Si infittisce il mistero attorno all’omicidio di Nada Cella, la segretaria uccisa a Chiavari il 6 maggio 1996. Nell’ultima udienza del processo, nuove testimonianze hanno messo in dubbio la versione fornita da Marco Soracco, imputato per favoreggiamento e false dichiarazioni. Diversi testimoni hanno affermato di averlo visto in compagnia di Anna Lucia Cecere, principale accusata del delitto, contraddicendo la sua tesi di un rapporto superficiale con la donna. Inoltre, alcune dichiarazioni hanno sollevato dubbi sulla ricostruzione temporale dell’omicidio.
Smentite – L’imputato per favoreggiamento Marco Soracco ribadisce la sua versione e smentisce le testimonianze che arrivano in aula. L’imputato ha inoltre chiarito la questione relativa alla presenza della sua auto nei pressi dell’abitazione di Cecere, come riportato settimana scorsa dalla teste Adriana Berisso, che aveva affermato che Soracco avrebbe accompagnato Cecere in auto a una festa. Ha spiegato che, non avendo un garage, era solito parcheggiare in strada, anche vicino alla casa della donna. Circa una cinquantina di metri separavano le loro abitazioni. L’ex vicina di Anna Lucia, Adriana, che aveva di certo riconosciuto la macchina perché l'aveva venduta lei, aveva sottolineato che di solito l'Audi 80 era parcheggiata nel silo di piazza Cavour, che chiudeva a mezzanotte, e che quindi aveva capito che avevano fatto tardi. Nonostante queste dichiarazioni dettagliate, Marco Soracco continua a smentire e ha negato di aver mai avuto un box per la macchina. Altra testimonianza dalla quale difendersi è quella che arriva oggi da parte di Vincenzo Denari, che afferma di aver partecipato a una “mangiata” con una ventina di persone. Durante questo evento, Soracco sarebbe arrivato in compagnia di una donna che, a dire di Denari, era una bella donna. L’imputato ha smentito anche questo: “Non era Anna Lucia Cecere, ero andato a pranzo, era il 5 maggio 1996, il giorno prima del delitto, e mi ricordo molto bene che ero con un’amica”. Le dichiarazioni di Soracco sui suoi legami con Cecere sono state messe in discussione anche da altri testimoni, elementi che contraddicono l’idea di un rapporto superficiale tra i due.
Occhio di falco – Anna Maria Serbandini, nata, cresciuta e vissuta in corso Dante, ha testimoniato oggi riportando le confidenze ricevute dalla “mendicante” pochi giorni dopo il delitto. Serbandini ha descritto nel dettaglio la mendicante, che all’epoca viveva in un piccolo appartamento nel cortile del suo palazzo. Nota con il soprannome di “Occhio di falco”, era un’invalida di corporatura robusta, molto attenta a prendersi cura della propria famiglia nonostante le difficoltà. “Era una donna all'intelligenza accuta.", ha sottolineato la testimone. Secondo Anna Maria, la donna le raccontò di aver visto nei pressi del luogo del delitto una figura femminile sconvolta, sporca di sangue e con un braccio fasciato subito dopo l’omicidio, avvenuto tra le 8:50 e le 9:00. Secondo la testimone, la mendicante era certa che il delitto fosse stato commesso da una donna. “Cercano un uomo ma l’assassina è una donna”, ha dichiarato Serbandini, ricordando la conversazione avuta con la mendicante il giorno dopo l’omicidio. Quest’ultima le avrebbe riferito di aver visto la sospettata con un braccio fasciato, convinta che potesse nascondere l’arma del delitto. Dopo aver ascoltato il racconto della mendicante, Serbandini la incoraggiò a denunciare l’accaduto alle autorità. La donna si sarebbe quindi recata dai carabinieri, limitandosi poi a dire di aver “fatto il proprio dovere”.
Discrepanze – Oggi è stato sentito anche Rosario Taggio, il figlio della mendicante, cosiddetta “Giuseppina”. All’epoca dei fatti, avrebbe visto, con la madre, questa donna con la mano sporca di sangue. Sebbene nel 1996 non fosse stato in grado di riconoscere la donna tra alcune fotografie mostrate dagli investigatori, la sua testimonianza è considerata rilevante dall’accusa. Rosario Taggio ha, però, fornito oggi una dichiarazione differente rispetto a quella resa all’epoca. Se inizialmente aveva riferito di aver visto una donna sporca di sangue dopo le 9, ora ha anticipato l’orario a prima delle 8, un elemento che potrebbe alterare la ricostruzione della mattina del delitto. La versione iniziale di Taggio trova però conferma nelle parole di Anna Maria Serbandini, che ha raccontato di aver saputo dalla madre del testimone che una donna insanguinata era stata notata nei pressi di via Marsala dopo le 9. Un dettaglio che riapre interrogativi sulla dinamica del crimine considerando che il delitto avvenne tra le 8:50 e le 9:00. Taggio ha giustificato la sua nuova ricostruzione facendo riferimento a un dettaglio preciso: “Aspettavamo che aprisse il panificio”, ha dichiarato in aula. Secondo la sua testimonianza, lui, la madre e i due figli si trovavano nei pressi del panificio in attesa dell’apertura, prevista per le 8. Questo lo porterebbe a collocare l’incontro con la donna insanguinata a un orario antecedente all’omicidio, in contrasto con quanto affermato quasi trent’anni fa. La differenza di orario tra le due versioni di Taggio potrebbe avere un peso significativo nel processo.
Ballare sulle punte? – Un’altra deposizione chiave è stata quella di Vincenzo Daneri, che ha raccontato di aver visto Soracco e Cecere insieme a una "mangiata" organizzata da una scuola di ballo poco prima del delitto. Il testimone ha riferito che l’imputato, solitamente solo, quella sera era in compagnia di una “bella donna”, dettaglio che suscitò commenti tra i presenti. Il teste afferma di aver poi riconosciuto la Cecere sulle foto dei giornali e di aver collegato. Daneri ha ammesso di aver pensato di segnalare l’episodio già all’epoca, ma di essersi trattenuto su consiglio di un avvocato. Lo stesso è avvenuto nel 2021, alla riapertura del caso. “Era venuto il momento della mia verità”, ha dichiarato in aula, senza rivelare il nome di chi lo aveva dissuaso.
Ulteriore conferma – “Ho visto Soracco e Cecere insieme a una festa di ballo”. Questa frase è stata pronunciata oggi da Sara Giorgi, l’ultima a testimoniare nell’udienza odierna, una dichiarazione che arriva subito dopo le smentite di Soracco sul suo rapporto con la principale imputata. Questa testimonianza aggiunge un ulteriore tassello nel processo per l’omicidio di Nada Cella. Giorgi, all'epoca diciannovenne, ha raccontato di aver visto Marco Soracco e Anna Lucia Cecere insieme a un corso di ballo nel 1995, alcuni mesi prima del delitto. La testimone ha ricordato l’episodio durante la riapertura del caso nel 2024, dopo aver riconosciuto Cecere in una foto. Giorgi ha riferito di aver visto i due arrivare insieme alla scuola di ballo nel centro di Chiavari, dove sembravano avere una buona intesa, ballando insieme per tutta la durata del corso. Ha inoltre sottolineato di aver ricordato l’episodio grazie a un dettaglio particolare: le fossette pronunciate di Cecere, che le erano rimaste impresse. La testimonianza di Sara Giorgi contraddice la versione di Soracco, il quale ha sempre minimizzato il suo rapporto con Cecere, e anche quella della madre. Per l’accusa, la relazione tra Cecere e Soracco era più stretta di quanto dichiarato, e questa connessione potrebbe spiegare il presunto favoreggiamento del commercialista nei confronti dell’imputata principale. La tesi del pubblico ministero Gabriella Dotto sostiene che Cecere perseguitasse Soracco, volendo prendere il posto di Nada Cella nella segreteria e insinuarsi nella vita del commercialista. Secondo l’accusa, il rifiuto di Soracco di ricevere ulteriori telefonate da parte di Cecere avrebbe alimentato un conflitto, culminato poi nell’aggressione e nell’omicidio della segretaria il 6 maggio 1996.
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