Primarie Pd, coda ai seggi: "Un segnale contro Salvini e il populismo"

di Fabio Canessa

3 min, 11 sec

Buona affluenza a Genova per la sfida a tre Zingaretti-Martina-Giachetti: alle 17 erano 18mila

http://video.telenord.it/wp-content/uploads/2019/03/030319-PRIMARIE-PD-02_47.mp4 Buona affluenza in Liguria alle primarie del Partito Democratico per eleggere il segretario e l'assemblea nazionale che sembrano incoronare Nicola Zingaretti. Aperti fino alle 20 i seggi allestiti per votare, 235 in tutta la regione, di cui 95 in provincia di Genova e 63 in città. Circa 18mila, secondo dati forniti dalla segreteria metropolitana, i votanti nel capoluogo alle 17, dato in linea con l'appuntamento del 2017 quando si presentarono in 20mila alla chiusura delle urne. In alcune sezioni sarebbero addirittura finite le schede, rimpiazzate con fotocopie. Secondo il presidente della commissione congresso, Gianni Dal Moro, alla chiusura dei seggi in Italia hanno votato 1,5 milioni di persone, distribuiti in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale. "Un voto contro Salvini e il populismo dilagante", è il messaggio comune di chi partecipa, a prescindere dalle preferenze che si dividono principalmente tra Zingaretti e Martina, con Giachetti a fare il terzo incomodo. Per votare è sufficiente portare la scheda elettorale e un documento di identità valido e versare un obolo da 2 euro per coprire le spese organizzative. Piuttosto basso il numero dei pre-registrati online (minorenni tra i 16 e i 18 anni, votanti fuori regione, extracomunitari), appena 69 (due anni fa furono 520). Al di là dell'esito, le primarie saranno un importante segnale della tenuta del partito in Liguria, dopo un filotto di sconfitte elettorali. A sfidarsi, dopo la fase congressuale, sono Nicola Zingaretti (che ha aperto a Genova la campagna elettorale e vanta l'appoggio del segretario metropolitano Alberto Pandolfo), Maurizio Martina (che ha già 'prenotato' per l'eventuale segreteria il presidente del municipio Valpolcevera, Federico Romeo) e Roberto Giachetti, l'outsider di questa sfida, che potrebbe riservare sorprese. Le primarie infatti potrebbero non essere il passaggio definitivo per eleggere il segretario. Lo Statuto del partito prevede un "terzo tempo" nel caso in cui nessuno dei tre candidati dovesse riuscire ad avere la maggioranza assoluta (50% più uno) dei voti ai gazebo. Una ipotesi però che non si è mai verificata nei tre precedenti congressi, quando il voto dei militanti è stato risolutivo. GLI ELENCHI DEI SEGGI Genova Tigullio Savona Imperia La Spezia COME FUNZIONA IL MECCANISMO Lo Statuto approvato all'epoca di Walter Veltroni, ha voluto tenere insieme sia la forma partito tradizionale, in cui a decidere sono gli iscritti, sia il modello aperto all'americana, dove la parola finale la pronunciano gli elettori. Il congresso, dunque, ha una prima fase riservata ai soli iscritti che selezionano i tre candidati che poi si misureranno alle primarie aperte a tutti i militanti. In questa prima fase, i candidati erano sei, e tra essi hanno passato la selezione Nicola Zingaretti, Maurizio Martina e Roberto Giachetti, che hanno ottenuto rispettivamente il 47,95%, il 36,53% e l'11,23% sui 189.023 tesserati che hanno votato (il 50,43% dei 374.786 iscritti). Ma anche partecipare alla prima fase non è così semplice, visto che occorre raccogliere 1.500 firme in almeno 5 Regioni, cosa che erano riusciti comunque a fare gli altri tre candidati: Francesco Boccia, Maria Saladino e Dario Corallo. I tre candidati che hanno "passato il turno" hanno dovuto superare un altro ostacolo organizzativo: trovare ciascuno mille candidati per l'Assemblea nazionale. Alle primarie si vota per il segretario ma anche per eleggere i mille delegati dell'Assemblea nazionale, in 170 collegi in cui è divisa l'Italia. A ciascun candidato è collegato quindi in ogni collegio un listino bloccato di candidati all'Assemblea. Qualora ai gazebo nessuno dei tre sfidanti dovesse ottenere la maggioranza assoluta dei consensi, sarebbero dunque i 1.000 delegati dell'Assemblea nazionale ad eleggere il nuovo segretario. E teoricamente il più votato dai militanti potrebbe poi non essere eletto segretario dai delegati dell'Assemblea. Tuttavia questa circostanza non si è mai verificata e il più votato nei circoli ha sempre avuto la maggioranza assoluta nei gazebo. E' accaduto nel 2009, quando Pierluigi Bersani si impose su Dario Franceschini e Ignazio Marino; nel 2013 con Matteo Renzi che sconfisse Gianni Cuperlo e Giuseppe Civati; nel 2017 quando ancora Renzi superò Andrea Orlando e Michele Emiliano.

TELENORD