Ponte Morandi, il pm su Aspi e Spea: "falsi report per evitare la revoca della concessione"
di Redazione
Il pubblico ministero ha spiegato la richiesta di misure cautelari per sei tra tecnici e dirigenti
I falsi report sulle reali condizioni dei viadotti sarebbero serviti non solo a "risparmiare sui costi di manutenzione" ma anche a non avere "conseguenze pesantemente negative sul piano del contenzioso amministrativo e quindi sulla revoca della concessione". Lo scrive il pubblico ministero nella richiesta di misure cautelari ottenuto lo scorso settembre quando tre persone finirono ai domiciliari e sei interdette, tra tecnici e dirigenti di Aspi e Spea.
"Dalle indagini - scrive il magistrato - appare che Aspi e per lei la dirigenza della società abbia perseguito una serie di interessi caratterizzati da estrema spregiudicatezza spesso mediante condotte illecite". Dai risparmi sui costi, riducendo i lavori necessari e minimizzando l'impatto economico degli stessi, alla parvenza di "salute" da mostrare ai mercati e ai nuovi azionisti (tedeschi e cinesi), passando per il rinnovo della concessione.
A decidere tutto è Autostrade, in particolare tramite Michele Donferri Mitelli (ex responsabile generale delle manutenzioni adesso licenziato dalla società). "Donferri - si legge nella richiesta - decide direttamente in luogo dei tecnici di Spea le soluzioni tecniche da adottare e lo fa in modo illecito al fine di ridurre i costi che deriverebbero da una corretta applicazione delle norme dettate per la sicurezza collettiva"."C'è un pieno controllo da parte di Aspi - è scritto nel documento - sulle decisioni di Spea, in modo così palese e autoritario da indurre addirittura i dipendenti di Spea a registrare le conversazioni e le riunioni con alti dirigenti Aspi".
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