Ponte Morandi, per ora niente trasloco: le macerie saranno 'parcheggiate' al Campasso

di Fabio Canessa

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A fine settimana il 'verdetto' sull'ipotesi Fincantieri, via Fillak aperta comunque il 16 settembre

Ponte Morandi, per ora niente trasloco: le macerie saranno 'parcheggiate' al Campasso
Non andranno affatto lontano le macerie di ponte Morandi. Almeno finché non sarà sciolto del tutto il nodo, sempre più ingarbugliato, del riutilizzo per l'ampliamento di Fincantieri. Bucci, che per primo ha battagliato su questo fronte, non vuole proprio cambiare idea: via Fillak deve aprire entro il 16 settembre, data di inizio delle scuole. Quindi nessuna intenzione di posticipare la scadenza per rimuovere i detriti della pila 10, implosa quasi due mesi fa insieme alla numero 11. Ma quello che i demolitori stanno operando in questi giorni è in realtà uno spostamento interno al cantiere. Il materiale che ingombra la strada non sarà portato via, ma semplicemente trasferito nell'area dell'ex parco ferroviario del Campasso, man mano che la procura procede al dissequestro. E lì potrebbe rimanere fino a data da destinarsi. Una sorte che riguarda l'intero 'cadavere' del vecchio viadotto, un volume di 35mila metri cubi di materiale (più i 10mila delle case abbattute di via Porro) che in pratica è ancora tutto lì, in attesa del suo destino. In verità l'ipotesi di 'riciclare' il Morandi per l'area di Sestri Ponente sembra ormai tramontata, a meno di clamorosi colpi di scena. Il verdetto definitivo è atteso entro la fine del mese. "Stiamo aspettando le autorizzazioni necessarie", fa sapere l'Ati dei demolitori. Per ora le norme nazionali che l'Ispra aveva richiamato parlano chiaro: i resti del Morandi sono classificati come 'rifiuti', quindi non si possono usare per opere di riempimento a mare. Di fatto, l'unico col potere di superare l'impasse sarebbe il ministro dell'ambiente Sergio Costa, che però oggi siede in un governo dimissionario e difficilmente si prenderà la responsabilità di firmare una deroga così importante con un decreto ad hoc. È questa, insomma, la prima conseguenza della crisi di governo sul programma dei lavori a Genova. Uno stop che non influirà sui tempi della ricostruzione, ma pur sempre una partita persa per il sindaco Bucci che fino all'ultimo ha lottato per evitare di avere la città invasa dai camion, prima quelli che porteranno via una parte di macerie, poi quelli che arriveranno col materiale destinato al cantiere navale. Al commissario, quindi, non resta che procedere al cosiddetto 'piano B'. Che in realtà è piuttosto nebuloso. I campionamenti post demolizione non sono ancora stati ufficializzati. Le stime sulla natura dei detriti si basano sui carotaggi effettuati prima del 28 giugno, che facevano ipotizzare solo l'1% di materiale classificato come 'rifiuto speciale' con una percentuale di amianto comunque sotto la soglia di pericolo. Questa parte, eventualmente, finirà in discarica fuori dall'Italia, mentre il resto dovrebbe trovare collocazioni alternative. La stessa società Autostrade, ad esempio, ha chiesto di poterne usare per interventi sulla rete, e almeno una quota dovrebbe rimanere a Genova per il riempimento dell'ex area Sot alla foce del Polcevera. A gestire lo smaltimento sarà la ditta Ireos. Già in questi giorni le operazioni hanno subito un'accelerata. Fino al 29 agosto il bypass di via Porro resta chiuso di notte, dalle 23 alle 5, proprio per la movimentazione dei detriti. L'agenda di cantiere prevede anche la realizzazione di una pista per lo smontaggio del cavalletto della pila 10. Crescono le nuove pile, e tra meno di un mese, secondo le previsioni, dovrebbe vedersi il primo pezzo di ponte con tanto di impalcato. Fabio Canessa