Ponte Morandi, l'ipotesi finale: 2.500 evacuati per la demolizione. Ecco il piano anti polveri

di Fabio Canessa

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A Tursi il progetto in attesa del via libera in Prefettura. Almeno tre ipotesi per lo smaltimento

http://video.telenord.it/wp-content/uploads/2019/06/050619-PONTE-canessa-02_02.mp4 Per la demolizione delle pile 10 e 11 di ponte Morandi verranno evacuate persone in un raggio di 250 metri. Il dato dell'area, che secondo la Protezione civile del Comune di Genova, corrisponde a circa 2.500 persone, è scritto nel piano portato ieri in Procura e presentato a Tursi dai tecnici dei demolitori durante una commissione consiliare. Confermata la data del 24 giugno per l'operazione, la 'best option' del commissario Bucci. Il documento dovrà essere approvato dalla commissione esplosivi in prefettura, che si riunirà giovedì per un nuovo incontro. "Alla commissione esplosivi proporremo un'evacuazione molto ampia, in modo che non ci siano persone nelle case dalle 7 alle 22 in un raggio di 250 metri - ha spiegato Alberto Iacomussi, direttore tecnico di Ipe Progetti - chiederemo inoltre di non avere persone all'aperto per un raggio di 100 metri all'aperto o in vicinanza di finestre non protette con scuri. L'analisi del rischio dice che non ci sono problemi ma noi vogliamo essere più prudenti possibili". Il traffico stradale, autostradale e ferroviario dovrà essere interrotto circa un'ora prima dell'interruzione e verrà ripreso solo dopo tutte le verifiche tecniche, anzitutto quelle sul possibile materiale inesploso. Autostrade, dopo l'esplosione, dovrà effettuare verifiche tecniche sui viadotti più vicini alla pila 11. E poi le misure di mitigazione contro la dispersione delle polveri, il rumore e le vibrazioni. Non ci saranno solo i 'muri d'acqua' testati nell'ex cava dei Camaldoli, ottenuti grazie a trincee minate a terra, ma anche cuscini per assorbire l'impatto, 4mila sacchetti zavorrati da 25 chili ciascuno per coprire i detriti, altre vasche collocate sull'impalcato, grandi pozzanghere caricate a loro volta con esplosivi, irrigatori da campo. Ancora: una grande parete in sabbia per proteggere l'elicoidale del raccordo con la A7 dall'onda d'urto e un'altra alta 12 metri con una rete da cantiere per contenere la polvere che si solleverà da terra dopo la caduta della struttura. Uno strato di tessuto "non tessuto" spesso 40 centimetri coprirà il ballast ferroviario e le macerie. [gallery type="slideshow" size="full" ids="65539,65538,65537,65536,65535,65534,65533,65532,65531,65530,65529,65528,65527,65526"] La demolizione avverrà con un movimento di torsione: la pila 11 cadrà verso levante, la 10 verso ponente. Alcune microcariche avranno il compito di tagliare gli stralli, pochi istanti prima di far collassare le pile. Per quanto riguarda il rischio amianto, gli ultimi campionamenti "sono tutti più confortanti rispetto a quelli effettuati in passato. C'era il dubbio di materiali antropizzati con amianto nei trefoli degli stralli: non c'è nulla di tutto questo", ha riferito il direttore generale della struttura commissariale, Roberto Tedeschi. Per lo smaltimento del materiale, che ammonterà a circa 40mila metri cubi, si ipotizza il conferimento in discariche ma anche il riutilizzo in aree come il futuro cantiere della Gronda, l'area SOT alla foce del Polcevera e il ribaltamento a mare di Fincantieri. Ma anche le colline del futuro parco che sorgerà sotto il nuovo viadotto. Per portarlo via serviranno circa 4mila autocarri. Fabio Canessa