Personale impiegato e sviluppo sostenibile per la ricostruzione del ponte di Genova

di Paolo Lingua

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Il punto di Paolo Lingua

Personale impiegato e sviluppo sostenibile per la ricostruzione del ponte di Genova

Il tema dell’occupazione e dello sviluppo sostenibile è emerso – direttamente e indirettamente – dal convegno di stamani a Genova organizzato da “Per Genova” in supporto della “Fondazione Sorella Natura” nella storica sala “Quadrivium” fatta realizzare più di mezzo secolo fa dal cardinale Giuseppe Siri.  In effetti la ricostruzione del ponte, proprio in questi giorni di vigilia ansiosa e preoccupata per gli effetti della demolizione dell’ultima parte della struttura con le cariche di dinamite, assume , come si è detto in molte occasioni,  un significato che va oltre la dimensione materiali degli eventi.  E’ stata giusta, nel corso del dibattito alla presenza del cardinale Angelo Bagnasco, la considerazione clou di Pietro Salini, alla testa d’una delle imprese impegnate alla ricostruzione (l’altra è la Fincantieri), che rifletteva sul fatto che tra il Terzo Valico e gli addetti per il ponte si superano 7000 addetti con un coinvolgimento di quasi 25 mila persone se si considerano le famiglie. Siamo di fronte alla ricostruzione d’un sistema di comunicazione di dimensione europea, più che nazionale.

Con il ponte non ci si ferma a un tratto di collegamento ma si riattiva un sistema autostradale che è  una vera e propria chiave di collegamento nel sistema di traffici merci e privati del Nord Italia. Ma mentre procederà il ponte (non sappiamo quanto sarà pronto, perché il prossimo aprile sembra una data azzardata, ma si dovrebbe farcela tra l’estate e l’autunno del 2020) andrà avanti, avendo già superato la metà dell’opera, anche il Terzo valico ferroviario (anche questo a opera di Salini-Impregilo), al quale si dovrebbero annettere i nuovi passaggi su strada ferrata e, ci si augura, anche la realizzazione della “Gronda” autostradale che dovrebbe rendere più agevole tutto il sistema che passa attorno a Genova da esta e ovest e viceversa. Sono decenni che Genova aspetta questo colpo di reni che la faccia uscire dall’isolamento che è sempre stato un argomento di discussione politico, ma che ha fatto sempre fatica a uscire dal roveto degli “stop and go” del passato. In effetti, questo va detto per una spiegazione storica, dal dopoguerra alla metà degli anni Ottanta c’è stata una crescita autostradale che poi si è arrestata e che non ha consentito0 neppure il recupero degli interventi nel settore della strada ferrata, anche perché, obiettivamente, il rafforzamento ferroviario in Italia è sempre stato un fanalino di coda, al punto che siamo in fondo alla classifica europea delle linee di alta velocità (o capacità, come piace ad alcuni) che oggi, sia per i passeggeri sia per le merci, sono una chiave di volta per migliorare la concorrenza nei trasporti.  Qualcuno stamani, nel corso della discussione, ha messo in risalto che in Italia, purtroppo, nelle procedure di assegnazione di commesse e lavori la questioni burocratico formali hanno quasi sempre la meglio sulle realizzazioni concrete.

Da noi la forma sembra contare più della sostanza a differenza soprattutto degli Stati Uniti dove si corre più veloce in tutti i sensi perchè quello che conta è il risultato.  Ora il dramma del ponte Morandi, con la nomina del commissario (in questo caso il sindaco Marco Bucci) con poteri speciali, dovrebbe dare, come finora in sostanza è stato, una spinta a rendere più rapide tutte le procedure nonché a rimuover tutti i dubbi che in genere animano i dibattiti accanto a casi simili. Stamani sembra emerso che ci sarà il “via libera” per impiegare i detriti delle demolizioni per il famoso “ribaltamento a mare” delle struttura della Fincantieri di cui si parla da più di dieci anni. ECCO UN BUON RISULTATO. Ma occorre fare presto. Il mondo attorno a noi corre veloce.