Ottolenghi, analista strategico, a Telenord: "Israele vuole fermare l'Iran che punta a distruggerlo e contrasta le mire di egemonia di Teheran"

di Carlotta Nicoletti - Matteo Cantile - Stefano Rissetto

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"L’Iran, pur facendo la voce grossa e minacciando Israele, si è trovato impreparato e vulnerabile in uno scontro diretto"

Emanuele Ottolenghi, Senior advisor per 240 Analytics, piattaforma di analisi di rischio nel campo del finanziamento al terrorismo, esperto di Iran e di Hezbollah, interviene a Telenord per fare il punto sulla crisi israelo-iraniana.

Un nuovo livello del conflitto tra Iran e Israele - "Certamente è un nuovo atto del conflitto che già corre da due anni in quella regione e se non è mai stata una regione stabile, come ben sapete, è stata percorsa da vari conflitti e tremori nel corso degli ultimi vent'anni, sia guerre intestine che lotte più di natura personale".

Dopo il 7 ottobre: un confronto diretto senza precedenti - "Questa è una fase acuta dello scontro tra Israele, perché dopo il 7 ottobre, con l'attacco di Hamas contro Israele e istigato dall'Iran, i due avversari si sono sempre di più confrontati in maniera diretta — cosa che non era mai successa prima. Prima il conflitto avveniva attraverso gregari, milizie armate sostenute dall'Iran, ma non aveva mai toccato direttamente le sponde iraniane".

Il programma nucleare iraniano e il rischio imminente - "E nel frattempo, ovviamente, l’Iran ha progredito nel suo programma nucleare. Il popolo di Israele è arrivato vicinissimo a un punto di non ritorno, cioè un punto in cui l'Iran avrebbe potuto ottenere una bomba in pochi giorni o settimane"

L’Iran è vulnerabile in un confronto diretto - "All’undicesimo giorno di guerra, emerge una profonda asimmetria tra le due parti. L’Iran, pur facendo la voce grossa e minacciando Israele, si è trovato impreparato e vulnerabile a uno scontro diretto. Ha causato danni e vittime, ma non ha una risposta militare efficace per dissuadere Israele".

Israele ha riconquistato la supremazia militare - "In poche ore gli israeliani hanno conquistato la supremazia e da undici giorni stanno martellando il regime iraniano e la sua infrastruttura militare-nucleare, degradandola in modo significativo. Il risultato potrebbe essere che l’Iran si troverà non più a settimane, ma ad anni da una bomba atomica".

Il programma nucleare iraniano: 40 anni, zero energia - "Il programma nucleare iraniano non è solo fatto di infrastrutture in profondità, ma anche di attività clandestine. In 40 anni l’Iran ha speso quasi 500 miliardi di dollari per costruire un programma nucleare che però non ha prodotto un solo watt di energia. Questo dimostra che non è civile, come dichiarato. Le azioni iraniane, più che la loro ideologia, hanno spinto Israele ad agire prima che fosse troppo tardi".

Perché gli USA e l’Europa temono il nucleare iraniano - "Le ambizioni nucleari dell’Iran sono una minaccia strategica non solo per Israele, ma anche per l’Europa e gli USA. Un Iran con armi nucleari avrebbe potuto diventare la potenza egemone del Medio Oriente, influenzare il prezzo del petrolio, promuovere rivoluzioni e cacciare via le influenze occidentali dalla regione".

Il precedente siriano e l’azione degli USA - "L’esperienza della Siria è indicativa: l’Iran ha sostenuto Assad diventando complice dello sterminio di 500.000 persone e dell’espulsione di 12 milioni di persone. Per questo gli USA e l’Europa vogliono evitare che l’Iran arrivi al nucleare. Gli Stati Uniti sono intervenuti perché l’Iran ha rifiutato il dialogo diplomatico".

Non sarà un intervento NATO, ma un messaggio forte - "Non credo sarà un intervento NATO, a meno che l’Iran non compia ritorsioni contro le forze statunitensi. Gli USA sono intervenuti per distruggere tre siti nucleari: Natanz, Fordow e Isfahan. Speriamo che il regime degli ayatollah comprenda il rischio di portare il conflitto a questo livello".

Serve pressione diplomatica sull’Iran - "Bisogna riconoscere che la causa di questi ultimi conflitti è il governo iraniano. Occorre esercitare diplomazia e pressione per portare l’Iran a un compromesso: rinunciare alla bomba ma mantenere un uso pacifico dell’energia nucleare, impedendogli però di restare il fattore scatenante di conflitti in una regione già devastata".

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