Moni Ovadia a Telenord: "Genova faro dell'antifascismo, da qui parta la ribellione internazionalista alla lobby delle armi"

di Simone Galdi

"Vediamo nuovamente in prima linea anche i camalli, che rappresentano un pilastro straordinario del mondo del lavoro e della classe operaia"

"Questa giornata ha un significato profondo: accanto a figure che da sempre si distinguono per il loro impegno, come Francesca Albanese e Greta Thunberg, vediamo nuovamente in prima linea anche i lavoratori portuali di Genova. Il fatto che i camalli si siano riattivati è importantissimo: rappresentano un pilastro straordinario del mondo del lavoro e della classe operaia. Questo significa che l’internazionalismo sta tornando a vivere, ed è la prima volta dopo decenni. Per noi è cruciale". Così Moni Ovadia, drammaturgo e attore, intervistato da Simone Galdi.


Mobilitazione permanente - "Mi sono alzato alle cinque stamattina per venire qui; ieri avevo uno spettacolo a Roma e non potevo essere presente prima. Ci tenevo davvero a essere a Genova, perché questa giornata porta con sé molti significati. L’idea dell’internazionalismo, come lei ha ricordato, non nasce oggi: Genova dà segnali da mesi. Genova è una città straordinaria, profondamente radicata nell’antifascismo come poche altre. Credo che da qui sia partito, da tempo, l’impulso verso una mobilitazione permanente. Non è questione di partecipare a questa o quella manifestazione: significa essere costantemente mobilitati contro ogni forma di orrore che viene seminato nel mondo, dal genocidio di Gaza ad altre forme di oppressione".


Lobby delle armi - "Stiamo assistendo anche in Italia a un attacco alla libertà di informazione e di stampa. Viviamo in un mondo sempre più guidato dagli interessi economici: basti pensare alla lobby delle armi, che alimenta molte delle catastrofi che chiamiamo guerre. E le guerre oggi colpiscono per il 90–95% civili innocenti. Per questo dobbiamo essere pronti in ogni momento, non solo in occasione di un evento: ci si muove dove c’è bisogno della nostra presenza, della presenza di tutti".


Classe politica inadeguata - "La classe politica — soprattutto quella europea — ha ormai mostrato un livello così basso che non possiamo più affidarci a loro per le nostre vite e le nostre società. Dobbiamo interrogarci: Genova ci chiede di farlo. Che tipo di società vogliamo? Vogliamo davvero consegnare i nostri figli a guerre devastanti solo perché dei pazzi o degli sprovveduti tentano di trascinarci dentro? Io ho ottant’anni, ma ci sono e ci sarò finché avrò fiato in corpo".

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