Migranti a Struppa, Don Martino: "Volete le telecamere? Farò una pernacchia..."

di Fabio Canessa

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Il sacerdote non vuole la videosorveglianza sul Cas: "No al grande fratello o sarà una prigione sociale"

Migranti a Struppa, Don Martino: "Volete le telecamere? Farò una pernacchia..."
"Se metteranno le telecamere, se lo faranno, vi assicuro che ogni volta che andrò a Villa Ines a trovare i miei ragazzi, mi volterò verso le loro lenti e, col mio occhio strabico, in un primo piano sgranato, farò una pernacchia… e continuerò a sorridere alla vita". Lo scrive Don Giacomo Martino, responsabile dell'ufficio Migrantes della Diocesi di Genova, rispondendo in una lettera aperta a Fratelli d'Italia che chiede di installare telecamere per sorvegliare i 50 migranti del centro d'accoglienza riaperto a Struppa, in Valbisagno. "Il Grande Fratello registra anche te", è il titolo scelto dal sacerdote che mette in guardia dalla "prigione sociale". Martedì scorso in consiglio comunale la maggioranza di centrodestra ha approvato una mozione che impegna la giunta a installare nuove telecamere. "Se i cittadini le vogliono io non ho nulla in contrario", ha commentato l'assessore Garassino che parteciperà in serata a un'assemblea pubblica a Molassana, nella sede del municipio. Il consigliere Vincenzo Apicella (FdI), nella sua mozione indirizzata al presidente della Media Valbisagno, Roberto D'Avolio, chiede poi "orari più restrittivi , in particolare nelle ore serali, su quei migranti ancora in attesa di essere regolarizzati con un permesso di soggiorno”. "Perché? - chiede Don Martino - Sono forse più pericolosi dei nostri figli di 20/25 anni? Sempre come a suggerire, poi, che avere un pezzo di carta o meno in tasca (mi raccomando non dimenticatevi la carta di identità a casa perché possono scambiarvi per un clandestino) ti fa diventare automaticamente pericoloso socialmente". Si legge nella lettera: "Se gli abitanti di Struppa, che hanno già vissuto coi nostri ospiti e amici coinvolgendoli in attività di volontariato come la pulizia dell’Acquedotto e altre feste insieme, non hanno paura perché i rappresentanti politici si permettono di imporgli delle telecamere? La politica ha la responsabilità di alzare i toni. Frasi dette al bar pronunciate invece pubblicamente da un politico danno la forza ai deboli psichici di alzare i toni, le mani o peggio ancora oggetti contundenti". "Paura di che? Dell'uomo nero? - continua Don Martino - Tutti i nostri ospiti sono identificati, hanno il permesso di soggiorno e quelli di Villa Ines hanno trovato tutti un lavoretto che non li sostenta ma li introduce nel mondo lavorativo. E loro pagano le tasse e godono della fiducia di chi li ha assunti perché li conoscono contrariamente a chi fa un fasci con tutta l’erba". "Poi la paura diventa la tua prigione sai? - si rivolge al consigliere Apicella - La falsa percezione di sicurezza di uomini in divisa e di armi spianate o di telecamere che “spiano” i volti di chi, tutti noi senza eccezione, passa sotto la lente diventa una vera e propria prigione sociale".