Mafia: morto a 61 anni il boss Matteo Messina Denaro, porta con sé tutti i suoi segreti
di Redazione
Non ha mai manifestato intenzione di pentirsi, ai magistrati ha detto "se non fosse stato per la malattia non mi avreste mai preso"
Dopo una agonia di alcuni giorni è morto nell'ospedale dell'Aquila il boss Matteo Messina Denaro, l'ultimo stragista di Cosa Nostra arrestato a gennaio dopo 30 anni di latitanza. Non ha mai manifestato intenzione di pentirsi, ai magistrati ha detto "se non fosse stato per la malattia non mi avreste mai preso".
Il capomafia, 61 anni, soffriva di una grave forma di tumore al colon che gli era stata diagnosticata mentre era ancora ricercato, a fine 2020. Ed era stato proprio il cancro al colon a portare i carabinieri del Ros e la Procura di Palermo sulle tracce del boss, riuscito a sfuggire alla giustizia per 30 anni. Dopo la cattura, Messina Denaro è stato sottoposto alla chemioterapia nel supercarcere dell'Aquila dove gli è stata allestita una sorta di infermeria attigua alla cella.
Nel supercarcere dell'Aquila è entrato poche ore dopo l'arresto. La Procura di Palermo ha subito chiesto e ottenuto per lui il 41 bis. Era il 16 gennaio, il giorno in cui è terminata la trentennale latitanza del boss.
Una equipe di oncologi e di infermieri del nosocomio abruzzese ha costantemente seguito il paziente apparso subito, comunque, in gravissime condizioni. Nei 9 mesi di detenzione, il padrino di Castelvetrano è stato sottoposto a due operazioni chirurgiche legate alle complicanze del cancro. Dall'ultima non si è più ripreso, tanto che i medici hanno deciso di non rimandarlo in carcere, ma di curarlo in una stanza di massima sicurezza dell'ospedale, trattandolo con la terapia del dolore e poi sedandolo
Prima di perdere coscienza ha incontrato alcuni familiari e dato il cognome alla figlia Lorenza Alagna, avuta in latitanza e mai riconosciuta. La ragazza, che aveva incontrato il padre per la prima volta in carcere ad aprile, insieme a una delle sorelle del capomafia e alla nipote Lorenza Guttadauro, che è anche il difensore del boss, è stata al suo capezzale negli ultimi giorni.
Venerdì, sulla base del testamento biologico lasciato dal boss che ha rifiutato l'accanimento terapeutico, gli è stata interrotta l'alimentazione ed è stato dichiarato in coma irreversibile. Nei giorni scorsi la Direzione sanitaria della Asl dell'Aquila ha cominciato a organizzare le fasi successive alla morte del boss e quelle della riconsegna della salma alla famiglia, rappresentata da Lorenza Guttadauro e Lorenza Alagna.
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