La Sampdoria, Massimo Ferrero ed il rischio del "muoia Sansone con tutti i filistei"
di Maurizio Michieli
Il proprietario ed ex presidente potrebbe non farsi scrupoli a trascinare nel baratro tutto e tutti
"Muoia Sansone con tutti i filistei" è un modo di dire di origine biblica: la frase viene pronunciata per riferirsi a colui che, pur di creare un danno ai propri avversari, non ha alcuna esitazione a danneggiare anche se stesso.
La metafora negli ultimi tempi risuona (ufficiosamente) sinistra anche nei meandri dei diversi palazzi dove si decidono le sorti della Sampdoria: da Corte Lambruschini (dove con il Cda opera il curatore della composizione negoziata Eugenio Bissocoli) alla sede milanese di Banca Lazard, da Firenze e Roma (dimora e quartier generale di Massimo Ferrero e del Tribunale fallimentare) sino a Mestre (ufficio di Gianluca Vidal) e di rimbalzo nel paradiso fiscale dell'isola di Jersey, nella Manica, dove la Sampdoria si trova incapsulata e prigioniera nel Trust Rosan.
Più passa il tempo, più cresce la sensazione che all'azionista di maggioranza del club blucerchiato poco importi della "fine" sportiva e non solo che potrà fare la Sampdoria in assenza di un cambio di proprietà, per il quale Ferrero pretende che vengano soddisfatte le sue richieste: i 35 milioni circa per i concordati di Farvem ed Eleven, oltre a "qualcosa" per se stesso (gli stipendi che considera arretrati e non pagati), al punto da "minacciare", in caso di fallimento della Samp, una denuncia per bancarotta preferenziale agli attuali azionisti.
Ma il crollo del valore delle azioni della Sampdoria da una parte e l'elevato indebitamento della società dall'altra non possono indurre alcun investitore ad un'operazione di questo genere. Del resto, la Samp nella sua storia è sempre passata di mano solo attraverso la presa in carico dei debiti da parte del nuovo proprietario e senza esborso di capitali per l'acquisto. Lo stesso Paolo Mantovani la rilevò così, al pari di Riccardo Garrone. Per non dire di Massimo Ferrero, che non solo l'ha ottenuta gratis ma persino ripianata dai debiti, con un pieno finanziario nel motore e le fidejussioni a garanzia.
E proprio da questa ottusa ed irresponsabile operazione del giugno 2014 trae robuste argomentazioni chi sostiene che a compiere l'operazione di salvataggio "fuori mercato" dovrebbe essere Edoardo Garrone per via del... "peccato originale". Su un piano "morale" il ragionamento può anche reggere: nessuno disconoscerà mai l'assurdità di quel trasferimento di proprietà, con la storia dei "filtri" e la garanzia che Ferrero "avrebbe fatto meglio della nostra famiglia". Tant'è che lo stesso Garrone, prima con Vialli e gli americani ed oggi con Barnaba, ha cercato e sta cercando di rimediare a quel gravissimo errore, peraltro ammesso pubblicamente.
Ma da qui ad ipotizzare che, ovviamente all'interno di un perimetro di legalità, Garrone possa risolvere la situazione è assai meno scontato, tanti e troppi sono gli intrecci e gli interessi in gioco di questa tortuosa vicenda. Nella quale, non dimentichiamolo, sono coinvolti anche il Tribunale fallimentare di Roma (la Sampdoria è a garanzia dei concordati), un negoziatore della crisi (il qualificato e serio avvocato Bissicoli), gli organi federali (colpevolmente ciechi negli anni scorsi), un Trust nella Manica, un mare di creditori agguerriti (Hoist in particolare), alcune banche (Macquarie e Sistema in primis) e il tentativo, tuttora in corso, di Ferrero di ottenere un poc, cioé prestito obbligazionario convertibile in azioni (date in pegno).
Ciò non significa deresponsabilizzare Garrone, che non fosse altro per il danno reputazionale ed ambientale che gli è costato questa vicenda è impegnato sul fronte del salvataggio della Sampdoria in extremis. Ma è pericoloso dare per scontato che possa farlo o possa riuscirci. Il pallino era e resta nelle mani di Massimo Ferrero, che potrebbe cadere nel baratro con le sue aziende immobiliari e cinematografiche e con la Sampdoria, trascinandola nel gorgo senza remore di sorta.
Per farsi un'idea della psicologia della persona, oltre che del suo modus operandi (contestato persino dai propri famigliari), basta leggere gli atti dell'inchiesta di Paola. Nella sua testa, tutt'altro che sprovveduta, Ferrero pensa che comunque le colpe finirebbero con il ricadere sulle spalle dei Garrone e Mondini e non su di lui, che potrebbe "sparire" così come apparve, improvvisamente, nel 2014.
Ciò detto, proprio perché il personaggio è controverso e contraddittorio, non si può neanche escludere un colpo di reni, un rigurgito di sampdorianità da parte di Ferrero, che del tutto insensibile alla Sampdoria non è. Ma il tempo stringe e il "muoia Sansone con tutti i filistei" in questo momento è un'opzione che non può essere tolta dal tavolo delle disperate negoziazioni, che avvengono sulla pelle dei sentimenti dei tifosi e di una storia gloriosa e nobile come quella della Samp.
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