Itas assicurazioni "taglia", a rischio 100 posti a Genova

di Michele Varì

L'alternativa è trasferirsi a Trento e Milano. Martedì presidio davanti alla Regione

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Stato di agitazione per i duecento dipendenti della sede di Genova dell'Assicurazione Itas dopo la comunicazione del piano industriale dalla casa madre di Trento che prevede il trasferimento in Trentino o a Milano di cento lavoratori, di fatto, per i sindacati, un licenziamento mascherato perché molti dipendenti non possono accettare questa imposizione. Il timore è che questo possa essere il primo passo per arrivare a smantellare del tutto la sede genovese di piazza Piccapietra.

Primo passo dello stato di agitazione è una manifestazione prevista per martedì dalle 10 alle 13 in piazza De Ferrari per sensibilizzare la Regione Liguria.
A rimarcare quanto sta accadendo è William Zito, della Uilca, che rappresenta il 50% dei dipendenti: "L'azienda non può dichiarare lo stato di esubero perché ha appena assunto 40 lavoratori nella sede di Trento, ma ci ha proposto di assottigliare il numero dei dipendenti della nostra sede di 100 unità, unica alternativa possibile trasferirsi a Milano o Trento, nella sede della direzione". 
Sede della direzione, quella trentina, molto prestigiosa perché nel palazzo delle Albere disegnato dall'archistar genovese Renzo Piano.
Ita è un'assicurazione mutua che ha una storia che parte da lontano, già Royal Insurance di Londra, poi diventata Rsa, è Ita dal 2016, di fatto un istituto mutua che, come sottolinea Zito, statuto alla mano, ha fra gli obiettivi quello di investire eventuali dividendi per la tutela e la valorizzare dei dipendenti.

"Noi proporremo che vengano ritirate le proposte di trasferimenti dei lavoratori e ridiscutere in questa ottica il piano industriale dell'azienda". Sindacati che fra l'altro ventilano l'ipotesi di proporre che invece del trasloco i lavoratori possano possano lavorare collegati on line, come fanno molto aziende in tutto il mondo, tenete conto - conclude Zito - che il 50% dei nostri dipendenti sono donne, fra cui molte con bambini piccoli, che per ovvi motivi non possono accettare di traslocare a Milano o Trento".