Il mitico Covo di Nord Est rinasce grazie al crowdfounding
di Redazione
Il 6 aprile la riapertura del ristorante, entro Pasqua quella della discoteca. Per spiaggia e Covino ci sarà da attendere maggio
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Il Covo di Nord Est rinasce grazie anche al crowdfounding. Lo storico locale di Santa Margherita, distrutto dalla mareggiata dello scorso 30 ottobre, riaprirà i battenti il prossimo 6 aprile, almeno per quanto riguarda il ristorante, mentre per la discoteca ci sarà da attendere il weekend di Pasqua. A maggio, poi, la riapertura di spiaggia e Covino.
Un segnale importante, reso possibile da una raccolta fondi lanciata solo pochi giorni fa e che ha già raccolto qualcosa come 16mila euro di contributi. Vietato infatti parlare di donazioni, visto che si tratta di un sistema che, a fronte della somma versata, permetterà di accedere a tutta una serie di servizi e benefit durante la prossima stagione del rinato Covo di Nord Est.
“Si tratta del cosiddetto reward-based crowdfounding – spiega l’avvocato Luca Rapetti dello studio Benelli Erede – attraverso il quale chi contribuisce in realtà anticipa delle somme per delle prestazioni, servizi o consumazioni delle quali usufruirà nella prossima stagione del Covo”.
Per contribuire, basta andare sulla piattaforma Eppela, cercare il progetto Covo di Nord Est e scegliere l’importo. Nessun importo verrà addebitato, almeno fino al raggiungimento del traguardo complessivo di 50mila euro. Per chi darà il proprio contributo, in base alla somma, oltre al proprio nome sul “Wall Supporter” del nuovo locale, anche accessi riservati al Covo, consumazioni, tavoli e molto altro ancora. Accanto al crowdfounding, però, anche gruppi e sponsor importanti hanno creduto nel progetto ambizioso di riaprire il Covo.
“Voglio ringraziare alcuni grandi gruppi che ci stanno dando una mano fondamentale – ha detto Andrea Fusieto Merciari, direttore artistico del Covo – come il Gruppo Spinelli, Augusto Cosulich e Kia Italia, oltre alle tante imprese che stanno lavorando per la ricostruzione”.
Ripartire dopo il disastro, quindi, ma con la voglia di far risorgere un locale storico, che non poteva davvero morire così dopo quasi cent’anni di storia. “Io sono al Covo da oltre vent’anni – conclude Fusieto – e mai avrei potuto accettare che questo locale morisse così. Merito di Stefano Rosina e dei suoi soci che hanno avuto la forza e la convinzione di ripartire dopo tutto questo”.
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