Il mercenario genovese in Ucraina indagato per addestramento: "Non lo faccio per soldi"

di Redazione

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"Quando mia madre ha saputo si è messa a piangere, mio padre pure, si sono messi a supplicare di tornare a casa"

Il mercenario genovese in Ucraina indagato per addestramento: "Non lo faccio per soldi"

Quando ha varcato il confine tra la Polonia e l'Ucraina ha chiamato la mamma e, in lacrime, le ha detto cosa stava andando a fare. Pochi secondi dopo gli hanno messo le armi in mano e ha iniziato l'addestramento. Una guerra da combattere "non per soldi ma per aiutare l'Ucraina". Il racconto di Kevin Chiappalone, il combattente genovese di 19 anni vicino a Casapound indagato dalla procura di Genova perché ritenuto un mercenario, parte dal 28 maggio, giorno in cui la sua vita è cambiata, ritrovandosi tra bombe e mortai di fianco ai combattenti della Brigata internazionale ucraina.
"La mia partenza è stata burrascosa" -  racconta all'ANSA - "Era tutto programmato, avevo uno schema, sapevo dove andare e come dovevo farlo: avrei dovuto prendere un Flixbus da Genova fino all'aeroporto di Orio al Serio fino a Cracovia. Ma la Digos, lo stesso giorno della partenza era sotto casa e mi ha preso. Mi hanno tenuto due, tre ore in questura per chiedermi informazioni di tutta questa faccenda qua. Una volta uscito mi sono affrettato a raggiungere casa, ho preso lo zaino e sono partito il prima possibile. Adesso sono qui in Ucraina a combattere".

Secondo gli investigatori il ragazzo sarebbe stato aiutato, avrebbe ricevuto "appoggi ed agevolazioni da una rete italiana". "Non sono venuto qui per denaro - continua Kevin - ho neanche 400 euro in tasca. Ho preso un biglietto di sola andata. Quando mia madre ha saputo si è messa a piangere, mio padre pure, si sono messi a supplicare di tornare a casa. Però ho fatto la mia scelta di venire qui. Il due maggio ho preso le armi ed è iniziato il mio addestramento di tipo militare per un mese e mezzo e ora sono al fronte a combattere. Casapound non c'entra e non l'ho fatto perché Putin voleva denazificare il Donbass. Mi sembra però un controsenso che l'Italia mandi armi a manetta e io rischio sette anni perché combatto a fianco degli ucraini".

Al momento Chiappalone è l'unico indagato e rischia in effetti una condanna fino a sette anni come previsto dalla legge di ratifica della Convenzione internazionale contro il reclutamento, l'utilizzazione, il finanziamento e l'istruzione di mercenari.
Il sospetto degli investigatori della Digos, coordinati dal sostituto procuratore Marco Zocco, è che ci sia una vera e propria organizzazione con ramificazioni in tutta Italia che si occupa di reclutare e spedire al fronte i combattenti. Il ragazzo ha spiegato di avere fatto tutto da solo ma per gli inquirenti qualcuno gli avrebbe fornito soldi e organizzato gli spostamenti, pagando i biglietti del viaggio, il vitto e l'alloggio nelle tappe prima di raggiungere il fronte.