I ponti fragili della Liguria

di Paolo Lingua

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I ponti fragili della Liguria

La Liguria è davvero una “scarsa lingua di terra” che “chiude la schiera arida dei monti”, per dirla con una famosa definizione di Camillo Sbarbaro. Da sempre le sue comunicazioni e i suoi collegamenti sono difficili e creano tracciati tormentosi. E’ la triste morale - ma la saggezza di fronte alle tragedie conta davvero poco o nulla – che si coglie in queste ore, dopo il nuovo crollo di un ponte sul nostro territorio. Il ponte che collega Santo Stefano Magra, in provincia della Spezia, ad Albiano nel comune di Aulla s’è afflosciato in pochi attimi (con un solo ferito non grave) e ha simbolicamente interrotto il confine tra la Liguria e la Toscana. Un confine fantasma, se si vuole, perché quel territorio che incrocia l’area spezzina, la Lunigiana, la provincia di Massa Carrara dovrebbe essere considerata una provincia a sé, al di fuori dei confini amministrativi da sempre imposti.

Per questo, al di là degli aspetti concreti, il crollo di oggi è davvero una ferita, una delle tante che la Liguria ha subito in questi anni, come se ci fosse una maledizione che punta a rendere sempre più ardui i suoi collegamenti con le regioni vicine. Due anni fa, la tragedia, orribile e assurda, del crollo del ponte Morandi, nodo autostradale vitale. Quel crollo ha creato una montagna, non infondata, di sospetti e illazioni e di convincimenti sum errori di gestione e di controllo: tutti eventi che toccherà alla magistratura chiarire. L’anno dopo è crollato un tratto, per fortuna senza vittime, sull’autostrada che da Savona porta in Piemonte, questa volta pare a causa d’una frana. Ora è stata la volta del ponte di Albiano: le cause del crollo saranno chiarita, ma sono emerse denunce all’Anas da parte del sindaco di Aulla risalenti al novembre scorso. L’allarme è stato minimizzato, a quanto pare. Anche in questo caso toccherà alla magistratura individuare le responsabilità. Emerge però un elemento che, al di là delle cause dei crolli, è e resta un indice puntato su un fenomeno costante. E che è legato appunto alla condizione geografica e socioeconomica della Liguria. I passaggi – strade, ponti, viadotti - sono pochi, non agevoli, di difficile o scarsa manutenzione, mentre il traffico leggero e pesante è in continuo incremento e molto probabilmente non adeguatamente monitorato. E’ un elemento che è emerso in tutti contesti dove si sono verificati i crolli e che comunque, di tanto in tanto è emerso nei mesi scorsi. Crepe, frammenti, crolli di coperture e intonaci nelle gallerie.

Dalla vicenda del crollo di ponte Morandi in poi sono emersi molti problemi legati al sistema di comunicazione soprattutto per quel che riguarda il traffico stradale e autostradale e tutt’ora sono in corso, in molti casi dietro istanza e controllo della magistratura controlli e verifiche a tappeto. Si ha una precisa sensazione. Nel corso degli ultimi trent’anni il traffico stradale è aumentato in maniera esponenziale, forse in maniera imprevedibile o anche con errori di calcolo e di valutazione da parte delle società pubbliche e private responsabili e titolari delle gestioni. Il traffico è aumentato per molte cause completamente differenti. Una è certamente legata al boom del turismo che ha avuto uno scatto in più negli ultimi due anni, anche a causa del riversarsi in Italia (e quindi nelle aree tradizionali vacanziere) di quella parte di frequentatori di zone ora bloccate dalle guerre e dal fondamentalismo islamico. La seconda causa è legata invece alla crescita del traffico merci portuali che vede ben tre poli (Genova, Savona e La Spezia) in continua crescita, sia per quel che riguarda il settore delle merci varie, sia , in particolare, dell’incremento esponenziale dei container. L’incremento del traffico (già adombrato per il caso del ponte Morandi) mon è stato pari all’impegno di chi era responsabile delle manutenzioni.

Naturalmente su tutte queste tristi vicende ha anche inciso un errore storico che risale al dopoguerra e che ricade sulle strategie dei diversi governi che si sono succeduti: l’aver sottovalutato l’importanza della strategia trasportistica con l’impiego delle ferrovie. Così, per i limiti delle strade ferrate (antiquate, limitate e di non facile gestione) il traffico si è riversato sull’asfalto. Anche per il crollo dei cento metri del ponte a cavallo tra Liguria e Toscana paghiamo anni e anni di disinteresse, cinismo e mancanza di ogni attenzione.