Gts Rail, investimenti per 30 milioni in rotabili

di Edoardo Cozza

L’azienda punta alla quotazione in Borsa nel 2027 e, intanto, supera i 130 milioni di fatturato: numeri importanti sulla scia di un 2021 ottimo

Gts Rail, l’operatore intermodale ferroviario, investe 30 milioni in rotabili e supera i 130 milioni di fatturato. Ancora numeri in crescita, dunque, per il gruppo barese che chiude il 2021 con un aumento consolidato del fatturato del 18% e 124 mila spedizioni.

Il risultato, supportato anche dall’operazione di apertura del capitale al fondo infrastrutturale Marguerite, avvenuta nel settembre 2021 per una quota del 25% (la famiglia Muciaccia 75%), è accompagnato da un aumento di capitale che consentirà investimenti per 150 milioni nei prossimi 5 anni. Inoltre, l’azienda punta alla quotazione in Borsa nel 2027.

Il gruppo lavora sempre di più all’integrazione tra ferrovia e intermodalità con un nuovo approccio alla sostenibilità. La mancanza di autisti di mezzi pesanti e l’impennata del costo del petrolio stanno spingendo sempre di più le aziende a rivedere la propria posizione logistica di lungo termine. Ed è in questo contesto che si inseriscono i due investimenti per complessivi 30 milioni: 5 locomotive 494 Alstom con ultimo miglio che usciranno dallo stabilimento di Vado Ligure e in consegna a partire da maggio 2022 con relativo contratto di manutenzione per 10 anni; 100 carri ferroviari da 90’ dalla Walbo la cui consegna inizierà dal prossimo luglio.

Alessio Muciaccia, ad di Gts: “Siamo estremamente soddisfatti dei risultati prodotti, soprattutto perché realizzati in un periodo di grande difficoltà come quello che stiamo vivendo. Il marchio Gts si sta consolidando sempre più in Italia e in Europa e speriamo che questi investimenti e quelli futuri potranno dare il nostro concreto contributo allo sviluppo ferroviario del vecchio continente. La ferrovia non solo è tornata prepotentemente di moda, ma si sta imponendo come modello di sviluppo per il prossimo futuro. Puntiamo a fare di Gts un campione del Made in Italy, e i numeri ci stanno dando ragione”.