Genova, una mostra dedicata alle donne altruiste degli anni passati: "Vocazioni e destini genovesi" a Palazzo Doria Spinola

di Lorenzo Aluigi

4 min, 9 sec

Le opere montate sulle colonne maestose sono dettate da tre linee guida: storica, culturale e paesaggistica

Genova, una mostra dedicata alle donne altruiste degli anni passati: "Vocazioni e destini genovesi" a Palazzo Doria Spinola

Da molti anni la nostra società ha bisogno di una maggiore attenzione nei confronti dell’emergenza educativa e culturale, una sfida antropologica molto impegnativa per far crescere un nuovo modello di vita ispirato ai più alti valori umani. L’importanza della vocazione all’impegno sociale, alla necessità di costruire un mondo più umano e più vivibile all’interno delle dinamiche sociali e politiche con le quali siamo quotidianamente tenuti a confrontarci, non è un fenomeno del presente, ma si basa sulla storia e sull’operato di numerosi personaggi che si sono dediti alla beneficenza e che hanno praticato la carità sotto forme molto diverse. Le loro mete erano proiettate verso il superamento della povertà garantendo i fondamenta dell’educazione e del lavoro, per rendere più coeso il tessuto sociale, le condizioni sanitarie, e per dare sostegno alle persone con malattie debilitanti ed invalidanti. Alla base di tali orientamenti vi è la cultura, perché cultura significa consapevolezza e responsabilità, capacità di analisi, di valutazione, di elaborazione, di adottare un metodo, come riferimento all’uomo, e ai suoi valori, alla vita, alla storia. Il dialogo con la storia è uno strumento fondamentale per comprendere il termine di “carità” alla base di questo progetto che racconta in primo piano le attività di alcune donne benefattrici di origini genovesi in tempi diversi. Tantissime le donne chesi sono impegnate per migliorare le condizioni di vita di altre donne, di bambine/i, di persone povere ed emarginate dalla società in tutti i secoli. Fra di loro ci sono state delle vere pioniere nel campo della sanità dell’istruzione diffusa. Ne ricordiamo sinteticamente alcune che sono state delle significative primatiste, dedicando a loro un progetto artistico poetico e teatrale  per approfondire il loro ruolo e l’instancabile coinvolgimento personale in situazioni diverse lungo la storia. Carità è una forma di cultura empatica che intende la capacità di amare, perché non si può comprendere e analizzare  il mondo, il tempo nel quale siamo chiamati a vivere e ad operare, senza la partecipazione razionale che empatica agli eventi e ai loro protagonisti. Il palcoscenico della nostra storia è Genova dove Elisabeth Vermeer, l’ideatrice del progetto, intende mettere in scena una sorte di “galleria di ritratti” che include le presenze di Margherita di Brabante, santa Caterina Fieschi Adorno, Violante Cebà Grimaldi Salvago, Ottavia Doria Imperiale, Veronica Spinola principessa di Molfetta, Maria Brignole Sale De Ferrari duchessa di Galliera, Bianca de Simoni Rebizzo fino a Bianca Bozzo Costa nel contemporaneo. Alcune di queste figure sono esposte al Museo di Sant’Agostino a Genova, frammenti del monumento funebre di Margherita di Brabante, e i busti di Violante Cebà Grimaldi Salvago, Ottavia Doria Imperiale e Veronica Spinola. Dare voce e vita a queste straordinarie donne di forte ispirazione umanitaria e altruista significa mettere in evidenza un capitolo fondamentale della storia di Genova, illustrando le attività instancabili, le opere bene in ambito sociale, la devozione di numerose filantrope lungo i secoli che hanno cercato di migliorare la sorte dei poveri e dei bisognosi, dei malati, di altre donne e dei bambini. Il loro racconto sublimato su livello storico ed estetico rappresenta un patrimonio degno di essere visitato, conosciuto e approfondito, Come sede ideale per l’allestimento delle installazioni si presta il Loggiato di Palazzo Doria Spinola a Genova che precedentemente, nel 2021, ha già ospitato uno scenario con installazioni simili dedicato a Charles Baudelaire e il suo entourage durante il Festival Internazionale della Poesia e successivamente alla Biennale d’Arte di Genova.


La curatrice esprime il suo concetto di spazio in un percorso scandito da installazioni ibride di dimensione umana che s’inseriscono egregiamente nel Loggiato affrescato di Palazzo Doria Spinola a pianoterra. Le opere montate sulle colonne maestose sono dettate da tre linee guida: quella storica della memoria legata alla vita delle donne in mostra; quella culturale che s’ispira all’artigianato sartoriale, alla storia del costume, alla ricerca accurata dei materiali e all’eccellenza della cucitura a mano, e quella paesaggistica, vegetale che richiama la botanica e la sua evoluzione nei corso dei secoli, la simbologia delle piante, la loro estetica decorativa. Si tratta di una serie di pièce unique, create appositamente per l’occasione, con tecniche miste dal disegno alla pittura, dai materiali tessili agli allestimenti floreali naturali, evocando dei giardini verticali su cui giace un busto ricoperto da un abito. Le opere sono ideate e realizzate da Elisabeth Vermeer per Fleurestunefleur e nascono in collaborazione con alcune artiste: Erzsebet Palasti e Silvia Bibbo per la pittura dei volti e la sarta Carla Cusato con la partecipazione di Gloria Modesti, Silvia Zambarbieri, e Adriana Armanni per gli abiti.

Gli allestimenti progettati da Elisabeth Vermeer vengono completati grazie alla preziosa collaborazione ormai storica dell’Istituto Agrario “Marsano” di Genova, con la docente Alice Scinto e i suoi studenti per la realizzazione dei mini-giardini verticali. Insieme mettono in scena una possibile “arte universale” che torna, come molto prima della visione meccanica del mondo di Newton, all’incantesimo perduto della natura e alla sua riconciliazione benefica con l’uomo.