Genova protagonista alla Mostra di Venezia: "Con la grazia di un Dio", film di Roia girato tra Staglieno, Fiumara e Biscione
di Stefano Rissetto
La pellicola verrà presentata il 4 settembre alle 21 nella Sala Laguna, nel corso della rassegna "Notti veneziane"
Genova si conferma ancora una volta set ideale per produzioni cinematografiche non comuni. La nostra città è infatti il fondale dell'opera prima da regista di Alessandro Roia, rivelatosi come attore nel ruolo del Dandi nella serie Romanzo criminale di Sollima e quindi in Song'e Napule dei Manetti Bros.
La sua pellicola "Con la grazia di un Dio", con Tommaso Ragno e Maya Sansa, verrà presentata il 4 settembre alle 21 alla Mostra del Cinema di Venezia, nella Sala Laguna, nel corso della rassegna "Notti veneziane".
Genova è la vera protagonista della storia raccontata da Roia: c'è Luca, un uomo che torna in città dopo un'assenza di venticinque anni, per dare l'ultimo saluto al migliore amico della giovinezza. Ritrova i compagni di allora e vuole capire che cosa ci sia davvero dietro quella scomparsa, apparentemente l'esito di una vita di eccessi e stravaganze. Più che una matrice cinematografica esemplare come "Il grande freddo", siamo dalle parti de "Il filo dell'orizzonte" di Antonio Tabucchi, romanzo mai diventato film e profonda testimonianza del sentimento che vincolò lo scrittore pisano, divenuto portoghese per scelta, a Genova dove aveva vissuto ospite di un collega docente negli anni in cui insegnava alla facoltà di Lettere in via Balbi, primo incarico da ordinario di una carriera accademica conclusa a Siena. Anche nel libro c'è una morte misteriosa, legata in questo caso alla storia vera del brigatista morto nel covo di via Fracchia, dopo l'irruzione delle forze dell'ordine successiva al delitto Rossa, e rimasto per qualche tempo senza nome.
Nel film come nel libro, Genova è primattrice più che fondale: una città che in venticinque anni è cambiata e che Roia, da regista, ritrae in dettagli non scontati tra Staglieno, uno dei luoghi più cinematografici del mondo e infatti scena del capitolo decisivo del libro di Tabucchi, la Fiumara e il Biscione. Lo Spino del romanzo, investigatore per caso dal nome evidentemente dovuto - per ammissione stessa dell'autore - alla visione del mondo di Bento de Espinosa, ovvero Baruch Spinoza, si avvia a un finale che non è un finale. "Con la grazia di un dio" svolge una ricerca simile, su piani e con esiti differenti.
"Parlare di un mio film, per la prima volta da regista, è un esercizio nuovo. "Con la grazia di un Dio" è la storia di un uomo che "come Achille porta la guerra", incapace di esprimere i propri sentimenti e costretto a scandagliare l’oscurità che, come tutti noi, si porta dentro. Ma è anche un film sul tempo, un film di fantasmi, di uomini e donne - dice lo stesso regista - perseguitati da un passato che è insieme romanticismo e dolore.
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