Genova, cittadino marocchino derubava i clienti fingendosi venditore di fiori. Il Tar: "Legittima l'espulsione dall'Italia"

di Marco Innocenti

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L'uomo aveva presentato ricorso contro il provvedimento della Questura che gli aveva revocato il permesso di soggiorno

Genova, cittadino marocchino derubava i clienti fingendosi venditore di fiori. Il Tar: "Legittima l'espulsione dall'Italia"

Un marocchino, usava la tecnica del venditore di fiori ambulante a Genova per derubare i clienti: anche per questo una sentenza del Tar della Liguria ha deciso che è legittimo che sia espulso dall'Italia, confermando la legittimità dei provvedimenti della Questura del capoluogo ligure che gli hanno revocato e negato il permesso di soggiorno ritenendo che l'extracomunitario, soggiornante di lungo periodo in Italia, vada allontanato dal territorio nazionale perché "persona dedita alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo la sicurezza o la tranquillità pubblica".

"È vero che le condanne a carico del ricorrente non riguardavano reati di particolare gravità, ma va considerata la reiterazione degli episodi di furto e le modalità insidiose - spiega il Tar della Liguria nella sentenza che boccia il ricorso dell'extracomunitario - Una conferma della correttezza di tale valutazione emerge dalla relazione della Questura dell'aprile 2022 ove si rende conto, tra l'altro, di una sopravvenuta condanna a carico del ricorrente relativamente ad un furto commesso utilizzando anche in questo caso la cosiddetta 'tecnica del venditore di fiori', e di due segnalazioni all'autorità giudiziaria per il reato di resistenza a pubblico ufficiale".

"L'accertata ripetizione di condotte capaci di produrre reddito - prosegue il tribunale - unitamente al mancato svolgimento di alcuna regolare attività lavorativa in un arco temporale di otto anni, giustificano la classificazione del ricorrente nella categoria delle persone che vivono abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose. Lo straniero non svolge regolari attività lavorative dal 2012 e il legame con il fratello residente in Italia deve ritenersi recessivo rispetto alle esigenze di tutela della pubblica sicurezza".