Genova, il centro per non subire violenza compie 40 anni: durante la propria attività ha aiutato 16mila donne

di Redazione

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Durante il convegno per l'anniversario, è emerso che mediamente ogni donna impiega dieci anni per uscire da una relazione pericolosa

Genova, il centro per non subire violenza compie 40 anni: durante la propria attività ha aiutato 16mila donne

Dieci sono gli anni che, mediamente, una donna impiega per uscire da una relazione violenta. Questo è uno dei dati emersi durante il convegno organizzato quest’oggi dal Centro per non subire violenza, il più “anziano” di Genova, che oggi ha festeggiato nel salone di rappresentanza di palazzo Tursi i suoi primi quarant’anni di attività. Quarant’anni durante i quali le operatrici e le volontarie hanno accolto circa 16mile donne, circa 400 richieste di aiuto l’anno con 800 donne e minori che hanno trovato un porto sicuro nelle case rifugio. 

«Oggi siamo qui a celebrare i quarant'anni del centro per non subire violenza - dice l'assessore alle Pari opportunità Francesca Corso - un anniversario importante perché testimonia la tenacia e il coraggio di queste donne che, ogni giorno, combattono una lotta fondamentale contro un fenomeno che purtroppo è in costante crescita. La violenza di genere e i femminicidi, ci insegna la cronaca, sono ancora all'ordine del giorno e il lavoro dei centri antiviolenza e delle volontarie e delle operatrici è prezioso. Occorre quindi che le istituzioni e la società civile si facciano carico di questa responsabilità non lasciando sole le donne e chi presta loro aiuto, perché agire in tempo la maggior parte delle volte fa davvero la differenza tra la vita e la morte». 

«La presenza di Regione Liguria alle celebrazioni per i 40 anni del Centro per Non Subire Violenza è assolutamente doverosa - spiega l’assessore regionale alle Pari Opportunità Simona Ferro -. Oggi siamo qui per ribadire che le istituzioni non lasceranno mai sole le donne vittime di violenza di genere e, ovviamente, non lasceranno sole le centinaia di volontarie e volontari che ogni giorno dedicano la loro vita a proteggere queste persone e aiutarle a rifarsi una vita, magari insieme ai loro figli e alle loro figlie». 

«Ho tenuto particolarmente a essere presente a questo importante compleanno, per dire grazie a tutte le operatrici e a tutti gli operatori che in questi anni hanno aiutato tramite il Centro per Non Subire Violenza le donne più fragili della nostra Genovaaggiunge l’on. Ilaria Cavo, vicepresidente della X Commissione della Camera dei deputati -. In questi 40anni, soprattutto in quelli più recenti, hanno saputo creare, e hanno doverosamente avuto un sostegno da parte delle istituzioni, un servizio indispensabile che non si può fermare all’ operatività del centro. Il tema è l’accoglienza nel centro, nei centri, nelle case rifugio, ma il tema è soprattutto culturale, di progetti da proseguire nelle scuole, di orientamento contro gli stereotipi di genere, di sensibilizzazione, perché aumentino le opportunità di lavoro per le donne fuoriuscite da questi percorsi difficili, perché l’obiettivo è l’indipendenza economica per un ritorno dignitoso in società, non a caso da parlamentare mi sono spesa perché nella legge finanziaria fosse aumentato il capitolo destinato proprio al reddito di dignità da assicurare a queste donne». 

«Abbiamo da festeggiare il nostro lavoroconcludo Elisa Pescio, presidente del Centrofesteggiamo il centro e l’associazione. Abbiamo recentemente aperto un nuovo centro a Recco, dedicato a Martina Rossi. Ma soprattutto vogliamo festeggiare tutte le donne che sono riuscite a uscire dal rapporto di violenza e che hanno ritrovato la loro vita e la loro serenità».  

Il Centro per non subire violenza, oltre all’accoglienza delle donne in emergenza – grazie alla collaborazione con il Comune di Genova e con alcuni bed and breakfast – ha formato dal 2016 circa 2000 studenti di ogni ordine e grado per sensibilizzare sui temi legati alla violenza di genere e al femminicidio.  

Il lavoro del Centro, negli ultimi anni, ha visto un aumento di richieste di aiuto anche nella fascia di età tra i 16 e i 25 anni, un’età molto bassa, ma che consente di intercettare le situazioni di pericolo prima che possano sfociare in atti ancora più violenti.