Genova, due detenuti violenti trasferiti al carcere di Marassi. La penitenziaria non ci sta: "Liguria non deve diventare la pattumiera del Piemonte"
di Lorenzo Aluigi
Si tratta di due delinquenti condannati rispettivamente a 23 anni e all'ergastolo
Le ultime due assegnazioni di detenuti violenti al carcere di Marassi non sono andate giù alla Polizia Penitenziaria, che sottolinea come la struttura non abbia una sezione dedicata a questo tipo di prigionieri.
Di seguito il comunicato:
Il carcere di Genova Marassi non può e non deve essere la sede dove allocare “detenuti violenti” o meglio la Liguria non deve diventare “la pattumiera" del Piemonte” - dichiara il portavoce Fabio Pagani - dopo le ultime due assegnazioni di questa settimana per ordine e sicurezza dal Piemonte alla Liguria e in questo caso a Genova Marassi . Per la cronaca sono stati assegnati a MARASSI due pericolosi/violenti detenuti , il primo proveniente da Torino P.C. condannato a 23 anni di carcere per resistenza , ricettazione, oltraggio, lesioni, minacce atti persecutori, rapina, furto, danneggiamento , trasferito a Marassi per essersi arrampicato sul cortile passeggi del carcere Lorusso e Cotogno di Torino. Per ordine e sicurezza ha girato circa 23 istituti Penitenziaria da Ancona - Foggia - Pesaro - Frosinone - Trani - Viterbo - Ariano Irpino e ora ristretto a Marassi , mentre il secondo detenuto Italo/Camerunense condannato all’ergastolo M.N.C. da Luglio 2018 ha
girato quasi tutto il Piemonte ( Vercelli - Ivrea - Torino - Biella ) ed ora ristretto a Marassi, tradotto dopo aver aggredito brutalmente due Poliziotti penitenziari e distrutto un Ufficio a Biella - non è possibile commenta PAGANI - che MARASSI e gli istituti della Liguria, diventino “luoghi ove allocare detenuti violenti del Piemonte” - anche perché a MARASSI ad oggi non esiste una sezione per
detenuti violenti ex art.32 e tali assegnazioni rischiano di compromettere Ordine e Sicurezza dell’istituto. Per questo abbiamo chiesto, e continueremo a chiedere, a RUSSO ( Capo del DAP ) NORDIO ( Ministro della Giustizia ) che quella fase di cambiamento annunciata si trasformi in atti concreti e non solo in proclami di rito. La Polizia Penitenziaria non può essere l’agnello sacrificale alle criticità ataviche del sistema penitenziario. Occorre restituire dignità lavorativa e condizioni di sicurezza alle donne e agli uomini dei baschi blu. Solo così – chiude Fabio PAGANI - lo Stato potrà recuperare credibilità ed autorevolezza all’interno dei gironi infernali delle nostre prigioni”.
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