Genova, domenica di sole, ma stavolta (quasi) tutti chiusi in casa

di Michele Varì

Viaggio fra corso Italia e Boccadasse, tra cani e ciclisti. Nei vicoli, invece, i terrazzi diventano luogo d'incontro a distanza

Video momentaneamente non disponibile.

Migliora la condotta dei genovesi, la domenica appena passata ce l'hanno (quasi) fatta a rimanere in casa. Non tutti s'intende. Di furbetti in giro per corso Italia o spaparanzati sulla spiaggia di Boccadasse ce ne erano parecchi, e senza giustificazione, ma siamo in Italia, non in Cina. Un drappello di impavidi alla ricerca della sfida al virus è stato fatto sloggiare dalla spiaggetta del Borgo dai poliziotti  delle volanti nel primo pomeriggio quando il sole picchiava di più. 
Nel mare blu davanti al litorale le neanche una  barca. Qualcuno si incammina sul molo di corso Italia, chissà con quale autocertificazione in tasca. Forse la stessa dei tanti che hanno riempito i sentieri delle alture sulla città, dal Righi al monte Moro.

Le strade sono deserte, sui marciapiedi della promenade nonostante il sole caldo poche persone, e fa effetto vedere il mitico Baretto dell'aperitivo dei Vitelloni genovesi abbandonato, chiuso. Per strada uno sbandato urla ed evoca la "nebulosa di Andromeda", tanti vanno in bici, altri di corsa facendo finta di tenersi le distanze dall'amico "complice" d'evasione, ancora di più quelli a spasso con il cane,  più che un animale di compagnia un vero proprio salvacondotto per fare due passi all'aperto. "Non possiano denunciarli tutti" butta lì poliziotto guardando due anziani che passeggiano mano nella mano come forse mai hanno fatto prima. 

La "detenzione" domiciliare ha permesso di valorizzare i balconi, i giardini e riscoprire i terrazzi della città, un  rinascimento che nel centro storico ha agevolato una nuova socializzazione a distanza, da finestra a finestra, anche in tempi di quarantena, godenamidosi la famiglia, il cane e pure il gatto, e fare ginnastica all'aperto e lontano da starnuti sospetti. In attesa di tempi migliori.