Genova, cellula terroristica pakistana: in aula i video delle minacce di morte
di Redazione
La Digos ha scandagliato il web dove il gruppo pubblicava video sui social mostrandosi con machete, fucili e kalashnikov

Ha ammesso di essere uno degli uomini ripresi nei video con in mano un pugnale uguale a quello usato da Zaheer Hassan Mahmoud, il 27enne che a settembre del 2020 attaccò la ex sede del giornale satirico Charlie Hebdo a Parigi, ferendo a colpi di mannaia due persone.
L'uomo, Yaseen Tahir, è a processo davanti alla corte di assise di Genova insieme ad Alì Moksine, ancora latitante. Il primo è considerato capo di una cellula terroristica collegata al Gruppo Gabar. In aula sono stati trasmessi i video che collegano la cellula genovese all'attentatore parigino, con tanto di minacce di morte agli "infedeli". A metà maggio avevano chiesto il processo con rito abbreviato altri otto pakistani e la sentenza è prevista a stretto giro. Secondo quanto ricostruito dalla Digos, coordinata dal pm Monica Abbatecola, il gruppo aveva una delle basi principali a Genova, nel quartiere di San Benigno. Sono tutti accusati di associazione terroristica internazionale.
In manette finirono Tahir, 24 anni, fermato a Reggio Emilia e ritenuto il capo, Ahmad Waqas, 32 anni, fermato a Chiavari, Tasawar Iqbal, 29 anni, a Genova, Noman Akram, 23 anni, preso a Firenze, Nauman Alì, 23 anni, fermato a Treviso; Shoeb Aktar, 27 anni arrestato a Bari, Raan Nadem detto "il maestro", 33 anni, bloccato in Francia. A questi si sono aggiunti due personaggi ritenuti minori estradati nei mesi scorsi dalla Francia. Il gruppo, secondo l'accusa, si stava organizzando per trovare sede e armi. Il capo della cellula italiana, con lo status di rifugiato politico dal 2015, era stato arrestato in Francia nel febbraio 2022 perché trovato mentre girava per strada con un coltello. Dopo due mesi era tornato a Chiavari da dove poi era partito per l'Emilia Romagna.
La Digos ha ricostruito la rete di rapporti e di contatti e ha scandagliato il web dove il gruppo pubblicava video sui social mostrandosi con machete, fucili e kalashnikov. Due mesi prima dell'attentato sotto l'ex sede di Charlie Hebdo, alcuni degli arrestati si erano fatti una foto sotto la torre Eiffel con l'attentatore.
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