Genova, Bonomi: "Lo sviluppo del porto è una battaglia nazionale"
di Edoardo Cozza
Il presidente di Confindustria: "Il porto di Genova è uno dei più grandi asset che abbiamo a livello nazionale. Però servono anche tutti i collegamenti, la situazione delle infrastrutture limita fortemente lo sviluppo"
Presente all'assemblea degli industriali di Genova, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha affrontato diversi temi, in primis i numeri delle industrie italiane: "Siamo molto felici di questi dati, che confermano quello che avevamo sempre detto fin dalla discussione sullo sblocco dei licenziamenti. Il problema delle imprese italiane è trovare profili professionali e assumere, non licenziare. C'è una narrazione in questo paese secondo cui le imprese vogliano licenziare e chiudere, quando invece stiamo andando bene, stiamo tenendo le nostre quote sui mercati internazionali però ci sono molte nubi all'orizzonte. Su questo bisognerebbe parlare, fare riflessioni e trovare delle soluzioni".
Inevitabile non parlare anche dello sciopero generale previsto per venerdì prossimo: "Ho sempre detto che sono rattristato dal voler scioperare, penalizzando il mondo del lavoro. Se si tratta di una diatriba tra una parte del sindacato e il governo mi viene difficile capire il motivo di penalizzare il mondo del lavoro. Se ci sono dei problemi, si fanno delle proposte. Noi ne abbiamo fatta una che è il taglio contributivo del cuneo fiscale, abbiamo dato i numeri, che dicono che se facciamo un taglio del contributo per 2/3 a favore dei dipendenti e per 1/3 a favore delle imprese per i redditi fino a 35.000 euro mettiamo 731 euro in tasca agli italiani, più del doppio di quanto è attualmente. Se c'è una proposta migliore, si proponga e siamo disponibilissimi ad affrontarla. Non credo che la strada corretta sia andare in piazza".
Bonomi ha proseguito, parlando anche di alcune zone di Genova che necessitano uno sviluppo: "Ilva fa parte di quella serie di temi da affrontare, perchè altrimenti continuiamo a guardare il dito e non la luna. Sento continuamente, di nuovo in questi giorni, parlare di decreto anti delocalizzazioni come se fosse la panacea ai problemi di un settore come quello dell'automotive. Confindustria da due anni sta dicendo che sarebbe entrato in crisi, perché soggetto a una transizione accelerata. E' stato annunciato il 'phase out' ai motori endotermici al 2035: ma secondo voi qualche imprenditore tornerà a investire nell'automotive da qui al 2035? I fondi internazionali investiranno nell'automotive? Sembra che la panacea sia una battaglia identitaria, perché questo è diventato il decreto anti delocalizzazione. Se vogliamo affrontare seriamente i problemi dell'industria manifatturiera italiana in alcuni campi, l'acciaio, l'automotive, noi siamo disponibilissimi. Se si vogliono fare battaglie identitarie, secondo me non diamo risposte agli italiani, a migliaia di posti di lavoro che sono a rischio".
Infine, una battuta sul Porto di Genova: "Credo che il porto di Genova sia uno dei più grandi asset che abbiamo non su questo territorio ma a livello di Paese quindi il porto e le infrastrutture portuali. Però servono anche tutti i collegamenti. Sapete benissimo la situazione delle infrastrutture del territorio che limita fortemente lo sviluppo. E' una battaglia che non è di Genova, ma una battaglia nazionale".
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