Genoa, il presidente Zangrillo: "Credo nella salvezza, con tutto me stesso"
di Redazione
Alberto Zangrillo ammette di aver scelto la sfida della presidenza del Genoa perché ha creduto di avere delle qualità da poter mettere a disposizione
Quello del presidente del Genoa Alberto Zangrillo è un messaggio che risuona come musica nelle orecchie dei giocatori e dei tifosi. "Credo pienamente, con tutto me stesso, alla salvezza". Così Zangrillo, dopo la vittoria dei rossoblu di venerdì sera contro il Torino. Quello visto in campo è stato un grifone combattivo per 90 minuti, nonostante l'inferiorità numerica per più di un'ora. Il marchio Blessin si vede, lo si percepisce nella grinta e nella tenacia dimostrata dai giocatori in campo, nonostante i punti in classifica. E i tifosi lo sanno, per questo hanno accompagnato i loro begnamini alla vittoria.
In un'intervista rilasciata a 'Il Secolo XIX' il presidente Zangrillo non nasconde l'amore e l'emozione che prova per la sua squadra. "Ci sono circostanze in cui è difficile dimenticarsi le origini, che sono da tifoso e non da presidente. Contro il Torino è stata una vittoria di tutti. Senza scadere nell’ipocrisia e nella demagogica bisogna però dire che la gradinata nord ce l’abbiamo solo noi. La premessa è che non voglio togliere nulla a nessuno - prosegue Zangrillo -. Ci sono però tre persone. Il cuore di questo Genoa ha fatto più di 12 km e si chiama Stefano Sturaro, e pernsare che c’era qualcuno che qualche tempo fa lo dava per finito. È vivissimo. Secondo: il ragazzo con la faccia da bambino che si chiama Morten Frendrup. Ha i fondamentali del campione, chi fosse lo aveva dimostrato a Bergamo e contro il Torino lo ha confermato. E poi c’è Manolo Portanova che è la grinta. Vorrei citare tutti, ma c’è anche Milan Badelj. Quando ci siamo abbracciati a fine gara lo abbiamo fatto con un abbraccio forte, fisico. In quel momento ci siamo trasmessi l’affetto che ci lega e la gratitudine che io provo per lui. Altro elemento fondamentale di cui non parliamo mai e a cui va dato merito è il team manager Christian Vecchia".
Rispetto agli arbitri, il presidente del Genoa ha voluto sottolineare che la sua squadra sta interpretando nel modo più responsabile possibile il ruolo dell’arbitro. "Questo per noi è fondamentale. A fine gara ho fatto i complimenti all’arbitro e gli ho manifestato la mia consapevolezza che aveva vissuto dei momenti difficili perché in una frazione di secondo ha preso una decisione che non giudico ma che ha sicuramente condizionato la partita. Situazione però che è figlia di una furbata di un calciatore. Questo calciatore ha un nome e un cognome ed è anche un ex: poteva risparmiarsela. L’episodio è avvenuto sotto la Nord e questo per me è un’aggravante".
Zangrillo ha poi fatto riferimento a Masiello e al suo ruolo, di grande sostenitore della squadra dalla panchina. "Mi piace ricordare che Masiello è uno straordinario professionista, nello spogliatoio è un maestro. La nostra alchimia è nata parlandosi e guardandosi in faccia con la consapevolezza che anche chi non gioca è importante: questo è un gruppo sano". E rispetto ai calciatori alla loro prima esperienza in Italia, Zangrillo commenta così. "Immagini cosa possano provare un danese, un islandese e un norvegese che si vedono a vent’anni improvvisamente catapultati in una realtà che non conoscono. All’inizio c’è stato un po’ di disorientamento ma adesso sono diventati protagonisti. Quando venerdì sera è uscito Destro, il primo a provare dolore sono stato io insieme a tutti coloro che gli vogliono bene e ne riconoscono l’importanza. Al suo posto è entrato Hefti per un’esigenza tattica: al sacrificio di Destro, Hefti ha risposto pienamente. Questa è la magica alchimia che si sta creando".
Il Genoa di Zangrillo e di Blessin "ha acquisito la consapevolezza del proprio valore". Evidente che nel girone di andata c’era una profonda crisi d’identità. "È stata poi fatta una grande opera da parte di Alexander Blessin che è riuscito a far capire ad ogni calciatore il proprio valore. Sturaro ha perso, non per colpa sua, gran parte del girone d’andata alla ricerca della propria identità. Noi ora abbiamo un calciatore che ha la stessa età, lo stesso fisico ma ha un altro tipo di mentalità. Crede in sé stesso e sente la responsabilità di trainare un gruppo. Durante la sosta questo tipo di mentalità deve estendersi a tutti però con un grande ammonimento soprattutto da parte mia: continuare ad essere umili. La presunzione sarebbe un peccato mortale".
E rispetto alla salvezza? "Arrivato a questo punto ci credo pienamente con tutto me stesso. Di fronte a questa squadra la serie B sarebbe una grande sconfitta, bisogna fare di tutto per evitarla. Chiedo a tutti, soprattutto ai ragazzi, di credere fermamente che noi rimarremo in A. Se per assurdo ciò dovesse accadere, perché il calcio è il calcio, noi abbiamo dei fondamentali che non ha nessun altro. I 777 Partners sono questi: Blazquez si è calato nella realtà locale e si fa fatica a pensare che non sia a Genova da sempre. Josh Wander, il punto di riferimento più alto in società, mi chiama quotidianamente per parlare del Genoa sia che si trovi in Brasile, in Argentina o Miami".
Alberto Zangrillo ammette di aver scelto la sfida della presidenza del Genoa perché ha creduto di avere delle qualità da poter mettere a disposizione della società. "Devo dire che la cosa mi riesce particolarmente facile perché lo faccio per puro amore dei colori. Non ho un interesse personale se non quello di fare gli interessi della società e penso che alla mia età, facendolo divertendomi e per passione, lo possa fare meglio di chi lo fa per altre ragioni".
E l'ultima chiosa è dedicata alla guerra in Ucraina. "È chiaramente qualcosa di sconvolgente che ci deve far meditare. Il calcio è uno sport di aggregazione, di massa, di coinvolgimento. Il calcio ci può dare questo messaggio: dove c’è l’aggregazione pacifica si alimenta e si rende più evidente il contrasto con l’abiezione rappresentata dalla guerra".
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