Gabriele Volpi al figlio Matteo: “Fiorani non mi ha plagiato, sei falso e incapace”
di Redazione
"Non ho mai trovato in azienda uno che ti rispettasse o parlasse bene di te, nei fatti tu non hai mai lavorato"
Gabriele Volpi non ci sta a passare per un anziano plagiato da Gian Piero Fiorani (nella foto) ex banchiere di Lodi, e scrive una durissima lettera aperta al figlio Matteo, che due mesi fa aveva vinto in appello l’arbitrato chiesto nel 2018 per ripristinare i trust di famiglia cancellati dal padre.
Per questo motivo Volpi (recchelino di origine, costruttore di un impero della logistica petrolifera in Africa, artefice della Pro Recco di pallanuoto più dominante di sempre e fino a pochi anni fa patron dello Spezia Calcio, oggi cittadino nigeriano) gira a Repubblica una lettera inviata al figlio il 27 novembre 2023 per "ribadire una volta per tutte le mie considerazioni sulla tua persona". Dalla missiva emergono i dettagli della contesa che lacera la famiglia Volpi da quando, nel 2016, il patron trasferì tutto il patrimonio a una fondazione maltese, e chiamò a risanare il gruppo l’ex banchiere condannato nel 2011 a 3 anni e mezzo per falso in bilancio, dopo la lunga stagione di scalate creditizie.
"Prima di tutto, ancora una volta dimostri di non conoscermi affatto, immaginando che io assuma le mie decisioni influenzato, o peggio, ‘plagiato’ da chissà chi – scrive Volpi -: eppure hai avuto modo di constatare quanto io sia determinato e a volte anche duro nel prendere iniziative verso persone o circostanze che sembravano ostili e contrarie agli obiettivi dell’azienda che ho creato e sosterrò e difenderò sempre". L’allusione è alle accuse di Matteo Volpi, per cui Fiorani si sarebbe ricostruito una carriera sulla pelle della famiglia.
Al figlio scrive: "Lo sai, ti ho sempre considerato un incapace e più volte ti ho contestato la tua falsità e inaffidabilità, come quando mi dicevi di essere in azienda in Nigeria e poi scoprivo che ti trovavi a Santa Margherita o a Lugano a far shopping con tua moglie. Lo sapevi benissimo e non ho neanche mai lontanamente pensato che tu avresti potuto diventare il mio successore alla guida del gruppo. Non ne avevi le capacità, il carattere e la competenza. Punto".
"Non ho mai trovato in azienda uno che ti rispettasse o parlasse bene di te, nei fatti tu non hai mai lavorato e basta che controlli i tuoi passaporti per constatare quanto poco tempo hai passato in Nigeria, Mozambico e Angola. Le poche cose che hai fatto hanno avuto come interlocutori persone che non facevano altro che spillare soldi all’azienda. Con i tuoi disegni folli di rivalsa personale, accecato dall’avidità e dall’odio, ci hai scatenato contro il mondo, con denunce che hanno avuto un impatto molto pesante ma si sono sciolte come neve al sole. Ti sei alleato in Nigeria - conclude - con i miei peggiori nemici".
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