Femminicidio Scagni, via al processo: in aula i poliziotti che fermarono Alberto

di Edoardo Cozza

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Hanno raccontato di un Alberto in stato confusionale. In casa aveva lasciato scritte deliranti sui muri

Femminicidio Scagni, via al processo: in aula i poliziotti che fermarono Alberto

È iniziato ed è entrato subito nel vivo il processo in Corte d'Assise a Genova a carico di Alberto Scagni, il 42enne che il primo maggio 2022 ha ucciso con 19 coltellate la sorella Alice sotto casa a Quinto. Oggi sono stati sentiti i primi agenti intervenuti subito dopo l'omicidio, i poliziotti che hanno visto il corpo della vittima, quelli che hanno fermato l'assassino subito dopo e chi entrò nella sua casa di via Balbi Piovera. Hanno raccontato di un Alberto in stato confusionale, che non rispondeva alle prime domande. In casa gli agenti hanno trovato, tra le altre cose, numerose bottiglie vuote, dispositivi elettronici, un coltello sul divano e il fodero dell'arma usata contro la sorella. Sui muri anche scritte deliranti.

In aula erano presenti Antonella Zarri e Graziano Scagni, i genitori della vittima e dell'assassino, e il marito di Alice, Gianluca Calzona, che sono poi stati allontanati secondo quanto previsto dal codice visto che dovranno testimoniare più avanti. Una decisione che ha lasciato perplessi gli Scagni. Il giudice Massimo Cusatti ha snellito la lista testimoniale delle parti civili, in particolare quella dei genitori.

Il giudice in pratica ha escluso tutti i medici che hanno valutato Scagni prima dell'omicidio, tutti i vicini di casa e gli ex avvocati e l'agente che ha risposto alla telefonata del primo maggio in cui il padre raccontava delle minacce rivolte a lui, alla figlia e al genero. Una decisione che non ha lasciato contento l'avvocato Fabio Anselmo, legale dei genitori.

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