Femminicidio Scagni, il marito di Alice: "I genitori difendevano Alberto e lei non lo temeva"

di Edoardo Cozza

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Gianluca Calzona interrogato nel corso del processo: "Mia moglie faceva da collante con tutti i componenti della famiglia"

Femminicidio Scagni, il marito di Alice: "I genitori difendevano Alberto e lei non lo temeva"

"Io avevo paura che Alberto potesse fare del male a noi e a mio figlio ma dai genitori di Alice c'erano sempre giustificazioni sul suo comportamento". Lo ha detto in aula Gianluca Calzona, marito di Alice Scagni, la giovane mamma uccisa dal fratello il primo maggio 2022 sotto casa a Quinto. Calzona ha ripercorso l'inizio delle minacce da parte del cognato fino al giorno dell'omicidio.

"Non sembravano minacce dirette - ha detto - ma si capiva che lo erano. Quella sera, dopo che ho visto dalla finestra Alice che stava urlando ho chiamato i soccorsi e sono rimasto al telefono con loro. Non appena è arrivato mio padr,  gli ho dato il bambino e sono sceso. Ho preso un coltello perché temevo che Alberto volesse entrare in casa per far del male a nostro figlio. Quella sera volevo portare fuori io il cane - ha raccontato Calzona - ma Alice aveva insistito. Al mio 'sei sicura?' ha risposto 'non ho paura di mio fratello'. Le chiesi se pensasse che fosse sotto casa e lei mi ha detto 'no' ed è uscita".

Il marito di Alice ha detto che la moglie "era il collante di quella famiglia. Faceva da tramite con tutti ogni volta che c'era un problema. Non voleva mai scontentare i genitori soprattutto la madre che la faceva sentire in colpa se si mostrava preoccupata per le condizioni di Alberto".

Dopo l'escalation di episodi contro la nonna (serratura bloccata, continue richieste di soldi, porta incendiata) "continuavo a dire 'denunciate?', ma loro lo giustificavano, dicevano che era malato".

Canzona iniziò a preoccuparsi tanto da proporre di andare via da Genova. "Avevo ordinato un estintore e verificato se fosse possibile montare una telecamera sullo spioncino: i famigliari non volevano denunciarlo ma io lo avrei fatto se avesse provato a venire a casa nostra".

L'epilogo arriva il primo maggio. "Alice non mi disse nulla delle minacce. Sapendo che ero il più duro su questa cosa il giorno prima non mi aveva neppure detto della porta bruciata a casa della nonna. Il giorno dopo l'omicidio mia suocera mi disse due cose: 'Abbiamo sbagliato perché abbiamo protetto la nonna e non Alice' e poi 'Perché l'hai fatta uscire?' da quella domanda ho capito che pensava sapessi delle minacce ma non ne sapevo nulla".

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