Federlogistica, lanciata la sfida dell’ortofrutta made in Italy

di D.B.

1 min, 48 sec

Digitalizzazione, controllo della filiera e dialogo tra attori del settore: le leve per rendere competitivo il prodotto ortofrutticolo italiano, soprattutto dal Mezzogiorno

Federlogistica, lanciata la sfida dell’ortofrutta made in Italy

Tracciabilità, monitoraggio costante del prodotto durante ogni fase logistica e di stoccaggio, possibilità di elaborare in tempo reale analisi di mercato e di individuare le criticità che ostacolano l’accesso del prodotto italiano, soprattutto quello del Sud, ai mercati nazionali e internazionali, compromettendone la competitività.

A pochi giorni dalla conclusione di Macfrut, Davide Falteri, presidente di Federlogistica, lancia una sfida per rilanciare il comparto ortofrutticolo e, grazie a un percorso strutturato di digitalizzazione, rendere efficienti anche quelle filiere che in passato sono state segnate da forti inefficienze (si pensi al caso delle arance siciliane penalizzate dalla concorrenza spagnola).

“Siamo da sempre fautori – afferma Falteri – di alleanze che traguardino obiettivi concreti e crediamo che questo settore sia maturo per un dialogo più costruttivo con Coldiretti e con i grandi mercati che inevitabilmente e fortunatamente stanno assumendo le caratteristiche di piattaforme logistiche. La digitalizzazione crea spazi di manovra sino a ieri inesistenti e la possibilità di integrare alla produzione e alla distribuzione un ciclo logistico caratterizzato da tracciabilità ed efficienza.”

“L’ortofrutta – ricorda il presidente di Federlogistica riprendendo anche i dati scaturiti da Macfrut – vale in Italia oltre 17 miliardi di euro, nella fase produttiva, ma sale a circa 60 miliardi in valore se si prende in esame l’intera filiera, dal seme alla tavola. L’ortofrutta rappresenta oltre un quarto della produzione agricola nazionale (28%) e assieme alle conserve vegetali, contribuisce al 18% dell’export agroalimentare italiano. Complessivamente sono 300mila le aziende agricole del settore per 1,3 milioni di ettari”.

Con un export che lo scorso anno ha quasi raggiunto i 6,5 miliardi di euro (+6,3%), e che arriva a 12,5 miliardi se si include anche il prodotto trasformato, i fattori chiave per il successo del settore diventano la tecnologia per la conservazione, la digitalizzazione e le consegne puntuali.

“Ancora una volta e troppo spesso – conclude Falteri – le aziende, ma anche le Associazioni che interagiscono su questo come su altri settori, non dialogano abbastanza. Alla luce di quanto sta accadendo sul fronte dei dazi e delle Dogane, il dialogo non è più un optional. È un obbligo”.

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