Delitto del trapano: l'indagato non va dal pm. I legali: "Si è avvalso della facoltà di non rispondere"
di Redazione
Nei giorni scorsi, inoltre, la pm ha ripreso il fascicolo di un altro delitto, quello della merciaia Anna Rossi Lamberti, uccisa l'8 aprile 1998 a Marassi
Fortunato Verduci non si è presentato davanti al pm Patrizia Petruzziello. Il carrozziere genovese di 65 anni, accusato dalla procura di essere l'autore del cosiddetto delitto del trapano, ovvero omicidio di Luigia Borrelli, si è avvalso della facoltà di non rispondere. La donna, infermiera di giorno e prostituta di notte, era stata uccisa 29 anni fa a Genova nel basso di vico Indoratori dove riceveva i clienti. Verduci ha comunicato tramite i suoi legali, gli avvocati Nicola Scodnik e Giovanni Ricco, che si avvaleva della facoltà di non rispondere. E' ancora da fissare l'incidente probatorio per il prelievo del Dna per compararlo con le tracce biologiche che erano state repertate ai tempi.
Il carrozziere era stato individuato grazie al Dna estratto da una macchia di sangue trovata sulla scena del crimine e comparata, grazie alle nuove analisi effettuate con le più recenti tecnologie e alla recente banca dati che consente di prelevarlo ai detenuti. Il profilo era risultato compatibile con quello di un lontano parente, che si trova recluso nel carcere di Brescia, E da lì, facendo combaciare vari elementi, gli inquirenti hanno trovato il codice genetico 'esatto' di quello che per l'accusa è l'assassino di Luigia Borrelli. La procura aveva chiesto l'arresto ma sia il gip che il Riesame lo avevano negato pur confermando il quadro "granitico" degli indizi.
Secondo l'accusa Verduci, ludopatico e pieno di debiti, uccise Luigia per rapinarla dopo averla picchiata brutalmente. Nei giorni scorsi, inoltre, la pm ha ripreso in mano il fascicolo di un altro delitto, quello della merciaia Anna Rossi Lamberti, uccisa l'8 aprile 1998 a Marassi. E ha deciso di fare nuove analisi sul Dna raccolto sulla scena del crimine. La commerciante fu colpita con sei coltellate, dopo essere stata presa a pugni e colpita con un oggetto in testa.
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