Decolla il restyling del porto di Genova

di Paolo Lingua

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Decolla il restyling del porto di Genova

Con il decollo del Waterfront di Levante, sulla traccia del design di Renzo Piano, si sta realizzando il nuovo look, non solo estetico ma soprattutto funzionale, del porto di Genova. Certo, le istituzioni e la politica, in un momento tanto delicato dal punto di vista economico ma anche complesso perché sono sulla rampa  di lancio delle elezioni regionali, sono alla ricerca di slogan e di annunci positivi, ma è davvero importante che si cominci a lavorare in concreto. Questa mattina, Porto, Regione, Comune, con la benedizione laica di Renzo Piano, hanno annunciato il programma dei lavori che porterà alla radicale modifica, anche morfologica, di quella che è stata l’area della storica Fiera Internazionale di Genova, ente istituzionalmente ormai assorbito dal Porto Storico.

Al posto del demolito edificio del Nira  scorrerà un canale interno che punterà poi al mare, passando per il vecchio e abbandonato “Padiglione B” destinato a sua volta alla demolizione, così come le strutture che un tempo ospitavano gli uffici e la direzione della Fiera e la sede dell’Ucina.  Nel frattempo il gruppo privato che lo ha acquisito provvederà alla ristrutturazione e al restauro del Palasport, da tempo inutilizzato. Piazzale Kennedy diventerà un grande parco sul mare e cambierà lo scenario dell’intera zona della Foce del Bisagno. I tempi non saranno troppo lunghi, secondo le informazioni espresse stamani, perché  si dovrebbero completare tutte le opere  tra il 2023 e il 2024 al più tardi. Il porto recupererà in estetica e in funzionalità, anche perché si punterà a rilanciare e potenziare il Salone Nautico Internazionale e si punterà a dare vita a iniziative collaterali e complementari.  

Il porto è sempre più sotto i riflettori dell’impegno pubblico perché è la maggior impresa genovese e perché è anche al centro dell’interesse internazionale, a cominciare dal colosso economico della Cina. Ma, anche sulla base delle ultime comunicazioni dei vertici dello scalo, tra non molto dovrebbero partire finalmente i lavori per lo spostamento al largo della Diga Foranea, ancora nella dimensione degli anni Cinquanta. Solo così potranno attraccare le grandi navi – passeggeri e container – di ultima generazione.  L’allargamento della diga, sul quale insistono quasi tutti gli operatori e i trasportatori, comporterà anche il dragaggio dei fondali appunto per consentire il passaggio di queste navi dal grande pescaggio.

Nello stesso tempo si annunciano altri importanti interventi: il ribaltamento a mare della Fincantieri, su cui insiste anche l’ad dell’azienda Giuseppe Bono  perché ci sono già diverse costruzioni di nuove navi commissionate a livello internazionale e che vanno costruite nei prossimi anni. Inoltre si deve puntare, superando ogni esitazione e ogni dubbio, alla ristrutturazione dell’attracco (in particolare per il settore crocieristico) e di tutte le altre strutture recettive dell’area dell’Hennebique e del Ponte Parodi, di cui fu completamente sbagliata la ristrutturazione una dozzina di anni fa, intervento rimasto – tutto sommato per fortuna – sospesa a mezz’aria e mai attuato. Tutte queste realtà, che procedono autonomamente e con finanziamenti di natura differente possono decollare quasi contemporaneamente e quindi essere completare nel giro di boa della metà degli anni Venti.  

A questo punto, in uno spazio di tempo ragionevole, il porto di Genova potrebbe davvero modificare la sua fisionomia puntando su filoni differenti ma complementari di sviluppo:  le merci, le crociere e i traghetti e lo shipping di lusso, giocando anche su un valore che rende l’Italia per adesso diversa dai paesi del Terzo Mondo ma anche dell’Occidente, la qualità e l’eccellenza del prodotto. Una gran bella sfida.