Confcommercio Genova, dal 2019 al 2022 perse 150 imprese commerciali solo nel centro storico della città

di Redazione

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Circa 300 negozi in meno nel resto del capoluogo ligure. Il vice presidente vicario Cavo: "Le amministrazioni devono accorgersi di come una città smart, green e sostenibile non possa prescindere dalla tutela dei negozi di vicinato"

Confcommercio Genova, dal 2019 al 2022 perse 150 imprese commerciali solo nel centro storico della città

In occasione dell’ottava edizione dell’uscita dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane del 27 febbraio 2023, Confocommercio Nazionale, con il contributo del Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, ha osservato 120 comuni medio-grandi andando a dividere le imprese insediate all’interno dei centri storici da quelle in aree cittadine.

L’osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane è un’analisi dell'Ufficio Studi di Confcommercio sui cambiamenti del commercio e delle imprese nelle città italiane negli ultimi dieci anni, con particolare riguardo ai centri storici. L’ottava edizione dell’Osservatorio arriva in una fase che ha visto superare il picco della crisi dovuta alla pandemia e alla stagnazione dei consumi, ma che si confronta oggi con nuove emergenze derivanti dal caro energia, da una elevata inflazione e dal protrarsi della guerra in Ucraina.

Per i 120 comuni è stato analizzato, dal 2009 a giugno 2022, l’andamento dello stock delle imprese del commercio al dettaglio, inclusi gli ambulanti, ripartito in 11 categorie merceologiche, e dei settori degli alberghi e delle attività di ristorazione. In calce si riporta lo Studio relativo al Comune di Genova, dal quale si evince un sostanziale calo demografico per le imprese del commercio al dettaglio e una tenuta per le attività di pubblico esercizio e ricettive.

Da evidenziare il dato dal 2019 al 2022 dove, all’interno dei centri storici si sono perse 150 imprese commerciali, e sul resto della città circa 300 mentre il settore turistico alberghiero ha tenuto con una leggerissima flessione.

“Si ritiene necessario puntare alla concertazione di chi rappresenta il commercio in tutte le sue declinazioni e la pubblica amministrazione, chiedendo di tenere in considerazione le osservazioni che, con immensa fatica, la nostra Confcommercio porta a tutela del tessuto commerciale che rappresenta - dice Alessandro Cavo, vice Presidente Vicario Confcommercio Genova - confrontandosi quotidianamente con gli imprenditori sul territorio. Proprio per questi motivi siamo stati ulteriormente attori nel promuovere la Campagna #comprasottocasa, volta a sensibilizzare i cittadini su quanto sia importante in un mondo green andare a supportare le attività che rendono vivi i quartieri ma che, di contro, si devono adeguare ai tempi correnti."

"Pensiamo infatti che il modello della città dei 15 minuti parta dalla vivibilità del tessuto sociale che si integra proprio con i servizi dei negozi di vicinato, coniugati imprescindibilmente ad una serie di infrastrutture che rendono vivibile e fruibile l’area e che, solo supportata da infrastrutture adeguate, può dare vita ad una vera rigenerazione urbana dove, andando a sensibilizzare l’utente finale su come sia negativo continuare nell’acquisto on line che vede le nostre strade, vie e piazze sempre più inondate di furgoni per le consegne di tutto l’e-commerce che va a depauperare il tessuto commerciale ma anche la vivibilità di interi quartieri , inoltre occorre anche agire in modo deciso contro il degrado poiché solo così si generano le condizioni affinché possano attecchire iniziative agevolative nei confronti del piccolo commercio."

"Le amministrazioni devono finalmente accorgersi di come una città smart, green e ecologicamente sostenibile non possa prescindere dalla tutela dei negozi di vicinato, infatti i cambiamenti nelle preferenze e nelle abitudini di acquisto e consumo, le scelte commerciali e localizzative della grande distribuzione e delle superfici specializzate, lo sviluppo del commercio online appena citato e altri fattori stanno cambiando volto alle nostre città e ai centri storici in particolare, con meno insediamenti del commercio tradizionale e più servizi e con differenti dinamiche tra le aree geografiche del Paese. E’ necessario che questo processo venga monitorato e seguito con correttivi che vadano appunto ad incentivare l’“acquisto sotto casa“!” - conclude Cavo