Commercio in crisi, il dato choc: a Genova chiude un negozio al giorno
di Fabio Canessa
1 min, 32 sec
Unioncamere: in Liguria ogni 24 ore 15 persone senza lavoro, persi oltre 5mila occupati in un anno
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Ogni giorno nel corso dell'anno 2018 in Liguria 1,5 imprese del settore del commercio hanno chiuso i battenti. A perdere il lavoro quasi 15 persone al giorno. I numeri emergono dall’analisi di Uniocamere Liguria relativa ai dati congiunturali del 2018.
Il dato (1,5 imprese) è il saldo tra le imprese del commercio iscritte (1.849) e quelle cessate non d’ufficio (2.379). Genova ha visto la chiusura praticamente di un'impresa al giorno (0,97): anche in questo caso la cifra si ottiene dal saldo tra le imprese del commercio iscritte (1.335) e quelle cessate non d’ufficio (978).
Per il dato relativo ai lavoratori la fonte è l’Osservatorio Inps sul precariato, la categoria intesa è il settore di attività economica: commercio all'ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli, trasporto e magazzinaggio, servizi di alloggio e di ristorazione.
Nel 2018 in Liguria sono stati assunte a tempo indeterminato 9.371 persone, mentre le cessazioni a tempo indeterminato sono state 14.630: quindi 5.259 lavoratori in meno. Si tratta di 14,4 lavoratori che ogni giorno hanno perso il lavoro in Liguria. Il saldo negli ultimi anni è sempre stato negativo: 2017 (-5102) e 2016 (-4394). Un dato interessante riguarda il 2015, quando il saldo tra assunzioni a tempo indeterminato e cessazioni a tempo indeterminato era stato positivo: +394 posti di lavoro a tempo indeterminato.
Per i sindacati è solo la conferma di un allarme lanciato da tempo. E oltre alla richiesta di un tavolo con la Regione, che a questo punto slitterà a dopo Pasqua, arrivano proposte concrete per mettere fine all’emorragia.
“Intanto vanno ripensate le politiche degli affitti – commenta Silvia Avanzino, segretaria Fisascat Cisl Liguria –. Il Comune si può fare agente calmierante, molte attività storiche hanno chiuso per questo. Però va fatta anche una politica di attrazione per investimenti pubblici e privati, e devono ripartire le infrastrutture. Un grande marchio come Rinascente, che è andato via svalutando la città, ha intimorito i nuovi investimenti”.
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