Chiavari: canoista morto annegato, chiesto rinvio a giudizio per sei vigili del fuoco e due istruttori
di Redazione
Secondo i pm ci sarebbe stata una catena di errori che ha portato alla morte di Andrea Demattei
Andrea Demattei, lo studente canoista di 14 anni morto a gennaio dell'anno scorso dopo essere rimasto incastrato nel fiume Entella a Chiavari (Genova), poteva essere salvato. Ma, secondo gli investigatori, una catena di errori gli è stata fatale. La procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio per i due istruttori e sei vigili del fuoco che intervennero per provare a salvare il ragazzino. Demattei morì per i danni cerebrali causati da una grave ipotermia.
Il pubblico ministero Francesco Cardona Albini ha archiviato la posizione di tre pompieri: sono quelli della centrale operativa di Genova che sostanzialmente presero la chiamata di soccorso. Il giudice Carla Pastorini ha fissato al 7 novembre l'udienza preliminare al termine della quale si deciderà se mandare gli otto a processo o meno. Gli imputati (difesi dagli avvocati Giorgio Zunino, Roberta Barbanera, Nadia Solari, Silvia Morini e Guido Motta) sono i due istruttori della Shock Wave sport, la società sportiva a cui era iscritto Andrea, e sei vigili del fuoco (quattro della squadra di Chiavari e due sommozzatori). Per il pm ci sarebbe stato un intervento in ritardo e manovre di salvataggio scorrette. E così, secondo la procura, ci sarebbero in primo luogo responsabilità degli istruttori, in numero insufficiente, che avrebbero mandato in acqua i ragazzi con dotazione di dotazione di sicurezza e abbigliamento degli atleti non idoneo per la sessione di allenamento.
Non solo. Gli allenatori avevano visto la presenza del tronco che costituiva "un pericolo di incastro anche per la presenza visibile di un deflettore di corrente, ovvero una deviazione del corso dell'acqua che creava una nuova linea di corrente". Per quanto riguarda i vigili del fuoco, secondo gli investigatori avrebbero adottato "manovre di salvataggio scorrette in luogo di quelle che sarebbero state efficaci, ritardando comunque la manovra che avrebbe consentito, dopo più di un'ora di immersione nel fiume Entella, l'estrazione di Andrea". In pratica il caporeparto di Chiavari non avrebbe chiesto da quanto tempo il giovane fosse in acqua, non fece usare subito la gru per sollevare la canoa ma anzi fece imbragare e spostare per primo l'istruttore. Solo dopo un'ora, con l'arrivo dei sub da Spezia la canoa venne assicurata con le funi e sollevata con le autogru nel giro di pochi minuti.
Andrea era poi arrivato al Gaslini in condizioni disperate. I suoi familiari avevano donato gli organi. Il comando, già alla chiusura delle indagini aveva espresso "fiducia incondizionata nell'operato della magistratura per l'accertamento di eventuali responsabilità dei soccorritori. Nel contempo, i vigili del fuoco continueranno a garantire la complessa e incessante opera di soccorso tecnico per la salvaguardia della popolazione genovese, dando il massimo come hanno sempre fatto".
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