Carige, Corte Ue: tribunale decida di nuovo su commissariamento. Ogni azionista legittimato a ricorrere

di Stefano Rissetto

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La sentenza riporta la questione davanti al Tribunale, che dovrà esprimersi nuovamente tenendo conto dei motivi di ricorso non ancora esaminati

Carige, Corte Ue: tribunale decida di nuovo su commissariamento. Ogni azionista legittimato a ricorrere

Nuovo colpo di scena nella lunga vicenda giudiziaria legata al commissariamento di Banca Carige. La Grande Sezione della Corte di giustizia dell’Unione europea ha annullato la sentenza del 2022 del Tribunale UE che aveva invalidato la decisione della Banca centrale europea (BCE) di porre la banca ligure in amministrazione straordinaria a partire da gennaio 2019. Tuttavia, ha riconosciuto che tutti gli azionisti, piccoli o grandi che siano, hanno pieno diritto a impugnare tale provvedimento. La sentenza della Corte riporta così la questione davanti al Tribunale, che dovrà esprimersi nuovamente tenendo conto dei motivi di ricorso non ancora esaminati.

Il ricorso della piccola azionista - Ad aprire la controversia era stata Francesca Corneli, una piccola azionista che al momento del ricorso deteneva 200 mila azioni Carige, equivalenti allo 0,000361% del capitale sociale. Corneli aveva contestato la legittimità della decisione della BCE, che il 1° gennaio 2019 aveva posto l’istituto in amministrazione straordinaria. Nel 2022 il Tribunale del Lussemburgo le aveva dato ragione, sostenendo che la BCE avesse commesso un errore di diritto nella scelta della base giuridica. Ora però la Corte di giustizia ha ribaltato questa conclusione, affermando che l’istituto centrale europeo ha agito correttamente facendo riferimento all’articolo 70, comma 1, del Testo unico bancario italiano. Ma, data la presenza di altri argomenti nel ricorso originario non ancora esaminati, i giudici europei hanno disposto un nuovo esame della causa.

Il contesto del commissariamento - Il commissariamento di Carige era scattato dopo l’assemblea del 22 dicembre 2018, in cui gli azionisti non avevano approvato la proposta di aumento di capitale. Ne erano seguite le dimissioni in blocco del consiglio di amministrazione. All’epoca, la famiglia Malacalza – principale azionista con una quota del 27,7% – si era opposta alla manovra e successivamente aveva anch’essa avviato un’azione legale contro il commissariamento, al momento ancora sospesa.

La posta in gioco - La nuova pronuncia della Corte UE ha un duplice significato: da un lato, rafforza la legittimità della BCE nell’agire su istituti bancari in crisi; dall’altro, apre la strada a una tutela più ampia per gli azionisti, anche di minoranza, riconoscendo loro il diritto di ricorrere contro decisioni di questa portata. L’ultima parola ora spetta nuovamente al Tribunale dell’Unione europea, che dovrà valutare nel merito i punti ancora aperti della vicenda.

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