Campomorone, Venerdì 17 Maggio l'ultimo evento della rassegna "Concerti di Primavera" ai Giardini Dossetti

di Redazione

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In scena "Small Factory Ensemble", con giovani che si ispirano agli organici dixieland del jazz di New Orleans

Campomorone, Venerdì 17 Maggio l'ultimo evento della rassegna "Concerti di Primavera" ai Giardini Dossetti

Anche quest’anno è in corso di svolgimento la rassegna dei Concerti di Primavera presso il Cabannun dei Giardini Dossetti a Campomorone.

La manifestazione, giunta alla XVII edizione, si è svolta venerdì 12 e 19 aprile e venerdì 10 maggio. L’ultimo concerto della rassegna avrà luogo: Venerdì 17 maggio – “SMALL FACTORY ENSEMBLE” – BLUES LEGACY con L. Torterolo, R. Belziti, S. Mati, M. Mannino, L. Bonora, G. Carraro, L. Falomi, R. Barbera, R. Cervetto, C. Lugo.

Il gruppo musicale Small Factory nasce dalla richiesta fatta dal Louisiana Jazz Club di Genova al compositore Claudio Lugo di fondare un ensemble di giovani musicisti/e ispirato agli organici dixieland tipici della prima fase del nascente jazz New Orleans, raccordandosi così alla tradizione storica del Louisiana, che sin dagli anni ’60 fu uno dei club italiani maggiormente impegnati a conservare la tradizione delle prassi musicali del jazz delle origini.

L’idea si è concretizzata nella selezione di strumentisti ancora in fase formativa, studenti/studentesse di liceo musicale e dei primi anni accademici, impegnandoli in una fase di studio di un programma musicale composto ad hoc da Lugo e concepito per restituire i brani significativi quel repertorio storico, ma in forme stilistiche vicine alla sensibilità delle platee di oggi e pensato per rivolgersi, in particolar modo, al pubblico giovanile.

Per questo primo programma di Small Factory, intitolato Blues Legacy, Lugo ha trovato ispirazione in un importante testo di Angela Davis del 1998 (‘Blues e femminismo nero’, recentemente pubblicato in italiano dalle Edizioni Alegre) nel quale Davis analizza il corpus dei blues di Gertrude ‘Ma’ Rainey, Bessie Smith e Billie Holiday mettendo brillantemente in luce come nella loro opera di poesia orale cantata, le tre grandi interpreti e autrici abbiano per prime coraggiosamente documentato – sostenute in questo da un formidabile e inedito successo discografico – gli aspetti più difficili della condizione delle donne africane-americane che furono costrette a subire, segnatamente nel periodo del Proibizionismo, una duplice subalternità: in quanto nere e in quanto donne.