Accordo Ue: ma ora non perdere tempo

di Paolo Lingua

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Accordo Ue: ma ora non perdere tempo

quello che si capisce dalle news che piovono da Bruxelles pare sia stato raggiunto un accordo onorevole, visto che molti paesi dell’Ue, Italia e Spagna in testa, hanno bisogno di carburante per i loro motori fermi. La somma complessiva di finanziamenti per la ripresa post coronavirus è salita da 500 a 750 miliardi di euro. Non sono i mille miliardi che qualcuno sperava, ma è già stato un discreto salto. Nella discussione dei giorni scorsi, c’erano stati gli ostacoli intransigenti delle quattro nazioni del Nord Europa – Danimarca, Paesi Bassi, Svezia e Austria – ma si è trovato un compromesso, salvo colpi di testa dei prossimi giorni: cinquecento miliardi saranno un finanziamento senza restituzione, duecentocinquanta saranno un prestito con restituzione e interessi in un certo numero di anni. Sulla base di quanto s’è capito all’Italia toccheranno oltre 170 miliardi e 140 alla Spagna. Ora la parola passerà al Parlamento Europeo e ai governi.

Dalle prime reazioni che arrivano da Roma il presidente Giuseppe Conte e i partiti della maggioranza appaiono soddisfatti. Nei giorni scorsi si temeva una impuntatura senza nessuna possibilità di mediazione da parte dei governi dei “duri e puri” del rigore che volevano solo prestiti e non finanziamenti a fondo perduto. Tra l’altro, l’ìaspetto curioso che nel poker degli intransigenti due governi sono di centrodestra e due di centrosinistra. Ma in questi casi conta l’atteggiamento culturale diffuso delle popolazioni e delle tradizioni e anche d’una certa diffidenza nei confronti dei paesi mediterranei, da sempre considerati come disordinati finanziariamente, poco rigorosi e inclini a creare debiti nel bilancio pubblico. La Grecia, che pure in condizioni diverse, s’è trovata in gravissima crisi, ha pagato al “salvataggio” europeo un prezzo molto alto che sta ancora oggi scontando con un calo del livello di vita della popolazione.

Ma paesi come l’Italia e la Spagna hanno altra vitalità e altra capacità di ripresa, al di là del loro debito pubblico (che non è una gloria, ma frutto di errori e superficialità amministrative degli anni passati). E quindi, salvo sorprese, il denaro europeo potrebbe essere ben speso per far riprendere economie che giocano fortemente sul sistema di import-export. Il che vuol dire in parole povere che le produzioni e l’occupazione in ripresa possono creare ricadute positive anche su tutti gli altri Paesi apparentemente in migliori condizioni. Un esempio da corso universitario di economia è il rapporto Germania – Italia che pure sembrano economie del tutto opposte. Il gioco manifatturiero e commerciale provoca ricchezze e benessere in stretto collegamento. E questo, va riconosciuto, è stato capito da una leader di alto livello come Angela Merkel che, nelle ultime settimane, ha capito la complessità del sistema di rimettere in moto le economie europee e, in un certo senso, ha “scaricato” gli Stati intransigenti che pure, anche nel più recente passato erano corollari dell’economia e della leadership tedesca.

Si spera che la complessa vicenda a livello della Ue si sblocchi entro la fine di giugno e quindi si possano disporre le fasce di investimento per ogni Stato in modo che le economia squassata dal coronavirus possano cominciare la ripresa sin dall’autunno. La quota che dovrebbe toccare all’Italia, anche se forse è presto per fare calcoli precisi, dovrebbe vedere una grossa tranche (della parte a fondo perduto) che dovrebbe servire alla ristrutturazione del sistema sanitario messo in questi mesi a dura prova, anche per errori del passato con troppo disinvolti ridimensionamenti e tagli, oltre che ad altri impegni di carattere sociale e previdenziale. Ci sarà insomma un discorso di welfare da ripensare e da rigenerare nei prossimi anni. La vicenda del coronavirus ha messo in luce un aspetto che ha colpito in particolare il mondo e la mentalità occidentale. Non si è invincibili e non si è in gradi di far fronte a tutto. Ci sono aspetti che neppure la scienza e la ricerca hanno potuto prevedere. Altre infezioni potrebbero esser ein agguato.

L’altro aspetto, di interesse più immediato, riguarda la ripresa economica che ha un curva molto complessa. Ci sono grandi imprese con imponenti potenziali di mercato in attesa di decollare nuovamente e al tempo stesso una economia cosiddetta “minore” per dimensioni di imprese ma non trascurabile come effetti e come occupazione, oltre che come giro di affari che coinvolge il commercio e l’artigianato. E’ il segmento della nostra economia che ha sofferto di più ma che è la più connessa alla vita della popolazione. In questo caso il governo dovrà distinguere e “mescolare”, per usare un termine improprio, prestiti e finanziamento a fondo perduto. In alcuni casi i sussidi straordinari sono necessari. E’ì ossigeno per chi sta per affogare ma ha la possibilità di riprendersi. Basta fare, alla luce di quel che accade in questi giorni, un esempio vistoso. Prendiamo il turismo, in tutte le sue articolazioni. E’ chiaro che quest’anno alberghi, ristoranti, locali d’ogni genere, stabilimenti balneari, trasporti e shopping collegato subiranno un netto tracollo. Ma è un sistema che potrà riprendersi la prossima stagione, così come il grande business delle crociere. Sono settori che hanno bisogno d’aiuto per tenere duro. Poi, com’è ovvio, c’è tutto il discorso che riguarda l’industria e la produzione di eccellenza, tipicamente italiana. Qui siamo in un settore che può ripartire prima e con una maggiore accelerazione, anche perché dispone di un sistema produttivo collaudato che, alla minima ripresa dei mercati, può più agevolmente rimettersi in moto, In questo caso il sistema del prestito con restituzione e interessi agevolati può funzionare anche perché è una condizione da sempre in atto. Ma per ora si ragione in termini generali e per grandi schemi. A Conte e ai suoi ministri (con stimoli forti sulle banche che sinora si sono mosse con cautela) il compito di rimettere in moto la macchina dopo aver superato, come pare, un ostacolo difficile come quello europeo. Ma non va dimenticato che se questa linea funzionerà sarà una netta ripresa anche nell’opinione pubblica nel modello e del ruolo, non sostituibile, dell’Europa.