30 giugno 1960. Giordano Bruschi: "Io c'ero, quel giorno cambiammo la storia d'Italia"
di Michele Varì
2 min, 22 sec
Il sindacalista condanna i vandali che hanno macchiato il corteo di ieri: "Sbaglio politico, conta partecipare, non la violenza"
Alla manifestazione partita ieri da piazza Alimonda era presente anche Giordano Bruschi, 93 anni, un genovese che quel 30 Giugno in piazza De Ferrari c'era e da delegato Cgil lo visse da protagonista: "Fu una grande battaglia di libertà che oggi ricordo con molto piacere, una lotta in un periodo assai simile a questo perché c'era nel '60 ci fu in tentativo di oblio della resistenza e Genova viveva una situazione difficile, precarietà, giovani senza lavoro, e altra coincidenza, il governo democristiano Tambroni si reggeva sul voto dei fascisti, a Genova il sindaco Pertusio si reggeva sul voto di un consigliere del Msi e allora i fascisti chiesero una contropartita: svolgere a Genova il congresso nazionale, per essere riconosciuti come forza politica determinante. Scelsero Genova perché a Genova condizionavano la giunta di Pertusio. Però quando venne fuori questa notizia, che il congresso sarebbe stato presieduto dal prefetto fascista Carlo Emanuele Vasile, il prefetto repubblichino che aveva avvallato la deportazione in Germania di 1500 operai in Germania e responsabile di tutte le stragi più nefaste, scoppiò la rivolta. Una rivoluzione, Fu la Cgil a decidere il no e venne organizzata la manifestazione, lo sciopero. La sorpresa fu che invece delle 10 mila persone previste ne arrivarono 100 mila. Avevamo lavorato bene e il congresso fascista non si tenne e questo cambiò la storia d'Italia. Perché Tambroni fu messo da parte dalla Dc e i democristiani Fanfani e Moro aprirono la nuova stagione del centro sinistra e alla fine del '60 Genova ebbe la prima giunta di centro sinistra in Italia con sempre Pertusio ma non appoggiato dai fascisti ma dai socialisti, e cambiò un grande pezzo di storia italiana". Bruschi stamane ha commentato anche i danneggiamenti di cui si sono resi protagonisti ieri un manipolo di manifestanti: “Sono cose che non vanno bene, commesse da gente che cerca notorietà. Queste azioni sono uno sbaglio politico da condannare, quello che conta non è la violenza ma la partecipazione. Il 30 giugno anche piazza de Ferrari ci furono duecento feriti, gli scontri vennero innescati alle 15 dal reparto celere di Padova che fece un carosello fra i manifestanti. Ricordo che alla prima carica io finii nella vasca e rimasi bagnato per tutto il giorno. Allora per i violenti infiltrarsi nei cortei non era facile, c'era un servizio d'ordine eccezionale di Anpi e Cgil, eravamo ancora vicini alla Liberazione, e c'erano ancora in funzione le brigate partigiane, ci si conosceva tutti. Quando la sera il prefetto chiese al presidente dell'Anpi Giorgio Gimelli di togliere le barricate bastò una sua parola per riportare l'ordine. Se si diceva una cosa i giovani obbedivano, io avevo un sindacato con 4000 persone e appena un anno prima come iscritti alla Federazione del Mare avevamo bloccato le navi in tutto il mondo perché senza contratto e non vigeva un rapporto di lavoro privato ma militare che obbligava al saluto militare”.
Michele Varì
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