Ventotene, Maurizio Maresca a Telenord: "Il vero problema dell'Europa è l'apertura a Stati che non erano pronti"
di Matteo Cantile - Stefano Rissetto
"Se l'Unione europea deve fare qualcosa, dovrebbe ripristinare la sua vocazione originaria, quella di avere una commissione tecnica"
Ospite di Incontri Genova Italia a Telenord, in studio con il direttore Matteo Cantile e Stefano Rissetto, il professore di Diritto Internazionale Maurizio Maresca analizza il caso politico sorto attorno al Manifesto di Ventotene, in cui si propugnava uno stato unico europeo come antidoto ai nazionalismi.
Il Manifesto di Ventotene e la politica contemporanea - "Perché Giorgia Meloni ne ha parlato? Ho sentito alcuni contestatori, come Matteo Renzi o Carlo Calenda, centristi e spesso critici nei confronti di tutti gli schieramenti, dire che sia la destra che la sinistra, per semplificare, avevano bisogno di spostare la polemica dal riarmo della situazione europea, dai rapporti con l'America, la Russia, perché al loro interno sono spaccati su questi argomenti. Quindi era meglio buttarla in caciara. E Ventotene è stata soltanto l'occasione per buttarla in caciara. Secondo me la Meloni ha preso un drappo rosso e l'ha sventolato sotto l'opposizione che, invece di far finta di niente, ci è saltata sopra."
Il Manifesto di Ventotene e la sua attualità - "L'Europa non è il Manifesto di Ventotene, non è Spinelli, non è Ernesto Rossi, non è Eugenio Colorni e non è la signora Hirschmann. L'Europa è un'altra cosa, con due suoi padri fondatori che la pensavano in modo opposto rispetto a un'idea federalista. Chi ha tirato fuori il Manifesto di Ventotene, anche creando un po' di sconcerto in quel periodo, fu Renzi quando era premier. Organizzò il Consiglio europeo nel periodo in cui l'Italia era capofila dell'Europa, con un gesto che fece allora molto scalpore. Il Manifesto di Ventotene, anche nella parte più logica, è il federalismo, non è l'Europa di oggi. Magari è l'Europa di domani. Ma ho dei dubbi. L'Europa di domani è un'Europa che non piace evidentemente a Giorgia Meloni".
Il Federalismo e la politica europea - "Nel 1941, quando l'Europa era totalmente di là da venire, il Manifesto di Ventotene diceva che l'Europa unita presupponeva un unico Stato con un unico Parlamento. Ma non c'è mai stato un momento in cui questa prospettiva del superamento degli Stati nazionali sia diventata concreta. Il tema vero oggi è come fare a essere un po' più forti come Europa, senza necessariamente attribuire quote di sovranità ulteriori all'Europa. Perché queste quote di sovranità ulteriore non sono possibili. Non esiste che la Francia rimetta la sua sovranità all'Europa in materia di difesa comune o di politica industriale."
La politicizzazione delle istituzioni europee - "La Commissione europea, da organo essenzialmente tecnico, è diventata un organo politico. La politicizzazione delle istituzioni europee ha fatto sì che la Commissione europea oggi non è più indipendente e tecnica. Se l'Unione europea deve fare qualcosa, dovrebbe ripristinare la sua vocazione originaria, quella di avere una commissione tecnica con gente tipo Monti, Delors, gente di questo tipo, e non come quelli di oggi, che sono obiettivamente politici uno più dell'altro."
L'Europa dopo la Guerra Fredda - "L'Europa è stata una cosa di grande successo fino alla fine degli anni '80 e forse anche metà '90. L'Europa è stata un'operazione di enorme successo. Ma l'Europa ha fallito nel momento in cui è cambiata, nel momento in cui è stato fatto il Parlamento europeo, L'Europa che conosciamo oggi era un'Europa che aveva come obiettivo il mercato, la concorrenza, la crescita economica. Non aveva come obiettivo la difesa nei confronti dell'Unione Sovietica."
L'allargamento dell'Europa e il suo futuro - "I Paesi che sono entrati nell'Unione Europea, come la Lituania o l'Estonia, non hanno ancora capito bene dove sono entrati. È una cosa che ha un altro significato per chi proviene da Paesi che hanno già sperimentato una gestione imperiale. Il vero problema dell'Europa è stato l'apertura a Paesi che non erano pronti e che non capivano bene cosa fosse l'Europa, che era una cosa economica e non politico-militare."
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