SITO: Interporto Torino tra crisi valichi e investimenti PNRR
di Redazione
Un’area di 3 milioni di metri quadri, 4.000 operatori della logistica, 13 km di binari, 80mila mq di terminal intermodale, oltre 3 milioni e mezzo di veicoli di flusso annuale
Un’area di 3 milioni di metri quadri, 4.000 operatori della logistica, 13 km di binari, 80mila mq di terminal intermodale, oltre 3 milioni e mezzo di veicoli di flusso annuale.
È S.I.T.O., Società Interporto Torino, il centro intermodale situato in località Orbassano e pezzi di territorio di Torino e altri tre comuni della cintura torinese, una realtà oggi alle prese con la crisi del traffico soprattutto ferroviario attraverso i valichi, ma con processi di sviluppo, modernizzazione e digitalizzazione trainati dagli investimenti- al 50% – del PNRR e dei componenti della struttura societaria.
Freight Leaders Council, organizzatore dell’incontro di networking sulla logistica e gli sviluppi dell’economia circolare e sostenibile, ha inserito anche la visita dell’interporto torinese, nell’ambito della valorizzazione dei luoghi dove concretamente si fa la logistica, in particolare la logistica intermodale. Giovanni Battista Quirico e Enzo Pompilio D’Alicandro, rispettivamente presidente e vicepresidente di SITO, hanno spiegato difficoltà presenti e prospettive della struttura, affidata ad una società pubblica partecipata al 52% da FinPiemonte, al 43% da soci privati e al 4% da Mercitalia Logistics del gruppo FS.
La crisi dei valichi, e in particolare la chiusura del transito ferroviario del valico del Frejus per una frana, ha comportato un drammatico isolamento dell’interporto di Orbassano e la necessità di trasferire i traffici sui mezzi automobilistici, con conseguenze pesantissime soprattutto per quanto riguarda il traffico di merci pericolose, che per transitare attraverso il valico stradale attuale devono sottostare a tutta una serie di condizioni che ne moltiplicano difficoltà, tempi e costi.
Per l’interporto, situato comunque in posizione strategica e al centro geografico di una ipotetica carta dei trasporti europea, si aprono nel futuro prospettive di medio e lungo periodo. Nel lungo periodo, cioè comunque oltre il 2030-31, si aprono le prospettive dell’apertura della Torino-Lione, con un aumento esponenziale (oltre 256) delle tracce orarie disponibili per i treni passeggeri ma anche merci, e del miglioramento dei collegamenti con l’intera rete nazionale. Nel breve periodo, l’Interporto sta sfruttando i bandi del MIT per gli investimenti del PNRR, costruendo una vera rivoluzione nella funzionalità del sito. I fasci dei binari saranno allungati per poter ospitare i treni a standard europeo lunghi 750, tutti i processi logistici saranno digitalizzati ed automatizzati e resi più efficienti attraverso l’uso di gru mobili per la movimentazione e l’installazione di grandi gru d’impianto capaci di movimentare grandi volumi in tempi sempre più ristretti. Anche le strutture doganali saranno completamente riorganizzate ponendo le premesse per la realizzazione delle autostrade doganali, con risparmi di tempi e costi. Tutto nell’ottica della sostenibilità: oltre il passaggio all’economia digitale, l’interporto ha intenzione di sfruttare le ampie superfici dei magazzini per produrre energia elettrica, oltre a sperimentare siti di utilizzo dell’idrogeno. Gli investimenti complessivi – solo per la quota interporto – superano le decine di milioni di euro.
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