Sicurezza nei locali, le linee guida di Piantedosi non piacciono agli esercenti
di M.C.
Il decreto presentato dal Ministero dell’Interno prevede l'adesione volontaria, ma la FIPE esprime contrarietà per costi e mancate consultazioni
Il decreto del Viminale che introduce una serie di linee guida per garantire la sicurezza nei locali non piace agli esercenti: il fatto che il ministero dell'Interno abbia fatto sapere, attraverso fonti qualificate, che il provvedimento prevede l'adesione volontaria e senza obblighi o costi aggiuntivi non è bastato per limitare la protesta della FIPE-Confcommercio che denuncia sia i contenuti sia le modalità di introduzione del decreto.
Contrarietà – Alessandro Cavo, presidente di FIPE Liguria, critica il provvedimento: “L’imprenditore è già oberato di assolvimenti in sovrabbondanza senza che ne vengano imposti ulteriori. Occorrerebbe invece sfoltire e semplificare il corpo normativo”. Una posizione condivisa dal vicepresidente vicario della FIPE nazionale, Aldo Mario Cursano, che lamenta la mancata consultazione dell’associazione durante la stesura delle linee guida.
Responsabilità – Secondo Cursano, il decreto trasferisce compiti di ordine pubblico, spettanti alle forze dell’ordine, ai gestori dei locali, che già si impegnano per garantire sicurezza all’interno dei propri spazi. “Non possiamo occuparci di ciò che avviene all’esterno, perché non è pertinente alle nostre responsabilità”, aggiunge.
Oneri – Tra le preoccupazioni sollevate dalla FIPE ci sono le richieste di installazione di costosi sistemi di videosorveglianza e la nomina di referenti per la sicurezza, misure che, secondo gli esercenti, graverebbero ulteriormente su un settore già colpito da adempimenti onerosi.
Proposte – FIPE respinge l’idea che i locali pubblici siano luoghi di rischio, sottolineando invece il loro ruolo come spazi di socialità e servizio. L’associazione chiede un confronto trasparente con il governo per trovare soluzioni che tutelino sia la sicurezza pubblica sia le esigenze delle imprese.
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