Settore edile, continua la grave crisi in Liguria: «Bisogna investire nei nostri cantieri»

di Matteo Politanò

Negli ultimi 10 anni quasi 9000 operai in meno nella nostra regione, dal 2018 ad oggi solo a Genova hanno chiuso 60 imprese

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ll 2019 conferma i dati estremamente negativi per il settore delle costruzioni, sia a livello nazionale che locale. I numeri degli ultimi dieci anni, provenienti dalle Casse Edili della Liguria, sono un vero e proprio bollettino di guerra che conferma un quadro tragico. Dal 2009 ad oggi si registra una perdita di quasi 9.000 operai rispetto ai 26.000 circa iscritti nel 2009 (-34%) e di oltre 2.000 imprese iscritte rispetto alle 5.600 del 2009 (-35%). «Bisogna risolvere anche la piaga del dumping contrattuale: recentemente è uscita una nuova circolare dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro che finalmente mette in chiaro gli obblighi di applicazione del contratto collettivo dell’edilizia per le imprese operanti nel settore e anche u relativi obblighi di iscrizione alla Cassa edile. Tutti devono rispettare questa normativa e chiederemo un incontro agli organi preposti affinché vigilino: non ci possono essere casi in cui si applicano contratti metalmeccanici, metalmeccanici , agricoli , multi servizi e addirittura colf badanti facendo concorrenza sleale alle imprese serie mettendo in discussione la sicurezza dei lavoratori», spiega Andrea Tafaria, Segretario Generale Filca Cisl Liguria.

Anche nell'ultimo anno gli indicatori sono tutti negativi, soprattutto se si considera la cessazione dell’attività di ulteriori 60 imprese iscritte alla Cassa Edile Genovese, la riduzione del numero di operai iscritti di ulteriori 82 unità e la conseguente flessione della massa salari. «Ne possiamo uscire perché ci sono tutte le condizioni per farlo. Dobbiamo decidere di volerlo fare, dobbiamo mettere mano alla normativa urbanistica, dobbiamo investire nei nostri cantieri» spiega Filippo Delle Piane di Ance Genova.

Per fermare la gravissima recessione del settore le organizzazioni chiedono l'immediato sblocco dei cantieri già finanziati come il nodo ferroviario, lo scolmatore del Bisagno e rapire decisioni sulla reaealizzazione di infrastrutture imprescindibili quali la Gronda. «I cantieri in Liguria sono tanti. Adesso abbiamo la rigenerazione della Valpolcevera che è un grande progetto. Speriamo che quello della Gronda riparta, è un'opera che pagano i contribuenti e che deve partire - aggiunge Filippo Delle Piane - Sarebbe dovuta iniziare a ottobre dell'anno scorso ma il crollo del ponte Morandi ha rimesso tutto in discussione. In ballo c'è l'occupazione di 1500 lavoratori».