Sanremo: 20mila firme per escludere Junior Cally dal Festival

di Redazione

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Non si placano le polemiche, ecco gli sfoghi dei firmatari

Sanremo: 20mila firme per escludere Junior Cally dal Festival

In 24 ore ha superato le 20mila firme la petizione lanciata su Change.org da Carmen Cera a nome dei docenti del Liceo Scientifico Nicolò Palmeri di Termini Imerese per chiedere alla Rai di non fare esibire sul palco di Sanremo il rapper Junior Cally per i contenuti del brano e del videoclip di "Strega" da lui pubblicati 2 anni fa.

Tra coloro che hanno firmato non sono mancati gli sfoghi. "Poi ci stupiamo dei femminicidi? Sdoganare la violenza sessista dovrebbe essere reato, anzi è apologia subliminale di reato oltre che oltraggio morale alla dignità delle persone!" (Luigi C.); "Il canone lo pago anche io e non accetto che i miei soldi finanzino una cultura sessista e violenta" (Francesca L.); "È vergognoso che si faccia esibire un cantante con dei testi così aberranti in un tempo tanto segnato dalla violenza sulle donne" (Annamaria N.); "La libertà d'espressione non può significare la libertà di far male. Questo rapper volgare e cattivo incita a stuprare, insultare, schiavizzare. Va fermato in ogni modo" (Adriana S.); "Sono ferocemente indignato come cittadino e come contribuente, oltre che come educatore. Non possiamo tollerare simili messaggi!" (Pellegrino G.).

L'appello lanciato attraverso la petizione cita, infatti, il testo della canzone Strega nella quale Cally utilizza un linguaggio "sessista, oltraggioso e pericoloso" ("L'ho ammazzata, le ho strappato la borsa. C'ho rivestito la maschera") e descrive le immagini del video, in cui il rapper "si muove minacciosamente di fronte ad una ragazza legata mani e piedi ad una sedia con un sacchetto sulla testa".

"Noi, con la sua esclusione dalla kermesse sanremese, ribadiamo - si legge nella petizione - che la violenza sulle donne deve essere combattuta pubblicamente ed esplicitamente soprattutto a livello culturale e che i media hanno in questo un ruolo fondamentale, affinché il lavoro quotidiano degli educatori non venga vanificato in nome delle leggi del mercato".