Sampdoria, Nicolini: "Dopo 45 anni, finalmente sono tornato a casa"
di Marco Innocenti
"Quel derby del '74 col goal di Maraschi al 91', per me cresciuto in una famiglia blucerchiatissima: un senso d'appartenenza che ho sempre sentito mio"
I capelli biondi e la voglia di stare sul campo sono quelli dei tempi d'oro, anche oggi che per il "Netzer di Quezzi" si riaprono le porte del mondo Sampdoria. Per Enrico Nicolini è arrivato il momento di vestire nuovamente la maglia blucerchiata, per trasmettere il suo 'sapere di calcio' alle nuove leve della Samp del futuro. "E' tutto vero - racconta un Nicolini decisamente emozionato - A 45 anni di distanza da quel 1976, quando lascia la Samp per andare al Catanzaro, sono tornato in quella che ritengo casa mia, con grande soddisfazione. Mi sento in dovere di ringraziare chi ha favorito questo mio rientro, primi fra tutti il presidente Ferrero e l'amico Invernizzi".
"Sono andato via che ero un ragazzino di appena 20 anni e pensavo che un giorno sarei tornato - racconta ancora Nicolini, nuovo tecnico dell'under16 blucerchiata - Poi negli utlimi anni avevo perso un po' la speranza, c'erano state occasioni mai concretizzate e invece finalmente è arrivata la chiamata giusta, al momento giusto. Sono rientrato in questi spogliatoi dove sono cresciuto calcisticamente ed è stata una gran bella emozione. Qui ho fatto tutta la trafila, dagli 11 anni alla prima squadra. Sono passati veramente tanti bellissimi anni e ora il cerchio si sta chiudendo nel migliore dei modi. Spero di dare ai ragazzi quello che io ho avuto dalla Samp. Sarebbe bello vedere qualcuno di loro arrivare alla prima squadra e vivere le stesse emozioni che ho provato io quando ho avuto la fortuna di esordire in quel famoso derby del '74 con il clamoroso goal di Maraschi al 91esimo".
"Entrare in campo in una partita così importante, così difficile, girarsi verso la tua Gradinata che fino a poco tempo prima era il luogo dove tu stesso andavi a vedere le partite: è qualcosa di inimmaginabile se non lo vivi in prima persona. E' per questo che dal primo giorno l'ho già detto ai miei ragazzi: glielo auguro di cuore però ho anche detto loro che nessuno ti regala niente. Nel calcio devi pedalare forte, fare dei sacrifici perché non basta essere bravi ma ci vuole applicazione, sacrificio, rispetto delle regole. Bisogna guadagnarselo e poi ci vuole anche un briciolo di fortuna ma se vuoi arrivare in fondo devi fare tanti sacrifici".
"Io sono cresciuto in una famiglia blucerchiatissima - prosegue Nicolini - Dai nonni a mio padre e mio fratello, siamo cresciuti in un ambiente iper-blucerchiato e quindi questo senso di appartenenza l'ho sempre sentito mio. Questo devono capire anche i ragazzi che vanno ad affrontare campionati difficili come quelli delle giovanili: non tanto sentirsi addosso il peso della maglia blucerchiata ma l'orgoglio di questa maglia, il sapere che tanti giocatori importanti l'hanno indossata e soprattutto tantissimi genovesi. Io con orgoglio sono uno di questi e mi auguro che i miei ragazzi abbiano grande rispetto per questa maglia".
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