Rinnovabili, l’allarme di Finco: “Con le nuove aree idonee l’Italia si blocca”

di R.S.

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Finco, la federazione che rappresenta industrie, prodotti, impianti e servizi per il comparto delle costruzioni, parla di norme “gravemente restrittive”

Rinnovabili, l’allarme di Finco: “Con le nuove aree idonee l’Italia si blocca”

Le imprese del settore delle energie rinnovabili lanciano un segnale d’allarme dopo l’approvazione, da parte del governo, delle nuove norme sulle cosiddette “aree idonee”, contenute nel decreto-legge 21 novembre 2025 n.175 dedicato al Piano Transizione 5.0 e alla produzione di energia da fonti pulite.

Finco, la federazione che rappresenta industrie, prodotti, impianti e servizi per il comparto delle costruzioni, parla di norme “gravemente restrittive”, sostenendo che l’articolo 2 del provvedimento delinei un quadro persino più limitativo rispetto al Dm Aree Idonee del 21 giugno 2024, già giudicato insufficiente e poi annullato dai tribunali amministrativi.

Secondo la Federazione, l’applicazione retroattiva delle nuove regole renderebbe di fatto la maggior parte del territorio nazionale non idoneo all’installazione di impianti rinnovabili. Un effetto che, oltre a bloccare i progetti futuri, metterebbe a rischio anche quelli già in iter autorizzativo. Segnalazioni di forte preoccupazione sono già arrivate da regioni come Umbria, Sicilia e Campania.

Finco evidenzia inoltre una contraddizione di fondo: da un lato alle Regioni viene richiesto di aumentare la capacità rinnovabile installata, dall’altro si restringe drasticamente il novero delle aree su cui gli impianti possono essere realizzati. Una situazione che, secondo la Federazione, rischia di esporre imprese e famiglie a nuovi rialzi dei prezzi dell’energia, con ricadute sulla competitività, sull’occupazione, sulla sicurezza energetica e sulla gestione della crisi climatica.

La Giunta di Finco ha inoltre nominato Agostino Re Rebaudengo nuovo vicepresidente della Federazione. Re Rebaudengo auspica che, durante la conversione del decreto, “venga almeno introdotta una norma di salvaguardia per i progetti già in sviluppo”, come avvenuto nel 2024 con il Dl Agricoltura.

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