Regionali, Ceraudo chiude la polemica a 5 Stelle: "Mi candido e vi spiego perché"

di Matteo Cantile

3 min, 24 sec

Il Movimento rischia di perdere il suo rappresentante in Comune ma per Ceraudo il gioco vale la candela

Regionali, Ceraudo chiude la polemica a 5 Stelle: "Mi candido e vi spiego perché"

“La questione è archiviata, se i militanti o in subordine il coordinatore regionale Traversi certificheranno la mia presenza, confermo la mia intenzione di candidarmi alle prossime elezioni regionali: lo dice a Telenord Fabio Ceraudo, consigliere comunale del Movimento 5 Stelle e grillino della prima ora, come ama definirsi lui stesso.

 

Nei giorni scorsi Ceraudo era finito al centro di una pungente polemica interna al Movimento: se il consigliere sarà eletto in Regione, infatti, i grillini perderebbero il loro unico rappresentante in Sala Rossa. La motivazione è tanto semplice quanto spinosa: la prima dei non eletti è Maria Tini, ginecologa che ha appena assunto un nuovo incarico all'interno di un consultorio. Si tratta di una posizione che preferisce non lasciare e per questo ha preannunciato che, in caso di chiamata, rinuncerebbe al ruolo di consigliere in Comune. Di questa scelta beneficerebbe il terzo in graduatoria che, però, grillino non è più: si tratta, infatti, di Federico Giacobbe che, dopo avere corso con il Movimento 5 Stelle si è prima spostato in Azione e poi, più di recente, nella lista del Sindaco Marco Bucci. Dall'opposizione, insomma, quel banco finirebbe in maggioranza.

 

Per Ceraudo, però, questo non è un buon motivo per rinunciare alla sua corsa in Regione: “La decisione del centrodestra di candidare Bucci, che è il frutto della mancanza di alternative credibili in quella coalizione, rimette tutto in gioco. Il futuro stesso della Giunta comunale appare in ogni caso di breve termine e il Movimento 5 Stelle ha bisogno di schierare tutte le sue personalità per cercare di evitare il ritorno della destra in Regione”. Su Giacobbe, poi, Ceraudo ha le idee chiare: “Nel caso, entrerebbe in comune con voti non suoi ma del Movimento. Se fosse coerente rinuncerebbe alla carica e cercherebbe di farsi eleggere con i consensi della lista a cui aderisce oggi”.

 

Le ragioni che spingono Ceraudo alla candidatura sono anche programmatiche: “Temi come la sanità o le grandi opere non possono essere rimesse in mano a chi ha governato negli ultimi 9 anni, non sarebbe giusto per i cittadini di questa regione”, prosegue Ceraudo. Che, al contempo, è consapevole delle storiche difficoltà dei grillini nelle elezioni locali, tanto più quando il Movimento si presenta in una coalizione.

 

Raggruppamento che, su questo Ceraudo è inflessibile (ma lo è stato anche Conte che, come anticipato da Telenord, LEGGI QUI, ha costruito un asse con Ferruccio Sansa), non deve contenere esponenti renziani: “Il mio è un no deciso – spiega Ceraudo – non ci si può spostare per convenienza politica, ci vuole coerenza. Italia Viva ha appoggiato Marco Bucci alle ultime amministrative, gli sono stati conferiti un assessore (Avvenente) e un consigliere delegato (Falteri), la loro presenza è inaccettabile”. Fin quanto il Movimento voglia spingersi su questo territorio, se sia persino disposto a strappare su questo dettaglio, non si sa e non spetta a Ceraudo deciderlo. Il problema, però, è grave e non secondario.

 

Ceraudo è anche convinto che il Movimento non si debba spaccare ma non si schiera apertamente né dalla parte di Conte né da quella di Grillo, i due leader che da mesi se le stanno suonando di santa ragione: “Io penso che tutte le sensibilità debbano essere rappresentate – chiosa il consigliere – però dobbiamo essere capaci a fare sintesi. Negli anni ci siamo trasformati ma non al punto da rinnegare noi stessi”. Un percorso delicato, come è evidente.

 

Infine un pensiero su Nicola Morra, ex grillino che assieme a un altro ex esponente del Movimento, Mattia Crucioli, punta a scompaginare le carte della politica tradizionale e può essere una spina nel fianco proprio nell'elettorato 5 Stelle: “Io ho un buon rapporto con Morra e Crucioli – conclude Ceraudo – ma a me pare che stiano lavorando solo sul dissenso e non sul consenso. Il loro gruppo non ha un programma, non ha un'idea della Liguria che vogliono, per questo io non lo voterei”.