Processo ponte Morandi, i legali degli ex manager di Aspi ricusano il giudice
di Alessandro Bacci
Venerdì inizia l'udienza. Paola Faggioni nel 2019 aveva firmato l'ordinanza delle misure cautelari nell'ambito dell'inchiesta sulle barriere fonoassorbenti

I legali dell'ex amministratore di Aspi Giovanni Castellucci e di altri imputati chiederanno la ricusazione del giudice per l'udienza preliminare Paola Faggioni. Gli avvocati presenteranno l'istanza alla corte di appello venerdì in apertura dell'udienza preliminare per il crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 morti). Secondo gli avvocati il giudice non può decidere se rinviare o meno gli imputati visto che nel 2019 aveva firmato l'ordinanza delle misure cautelari per Castellucci e altri indagati nell'ambito dell'inchiesta sulle barriere fonoassorbenti pericolose.
Il giudice Faggioni, sostengono i legali, in quel provvedimento ha espresso una valutazione anche sul complessivo quadro emerso dalle indagini svolgendo considerazioni anche sui fatti relativi all'inchiesta principale. Il magistrato potrà andare avanti con le udienze fino a che la corte d'appello non deciderà se accogliere o meno la ricusazione. In caso di accoglimento il gup dovrà essere cambiato, ma gli atti senza valenza di prova resterebbero validi.
Dopo il crollo la guardia di finanza aveva avviato indagini anche sui falsi report sullo stato di salute dei viadotti liguri, sulle barriere fonoassorbenti pericolose e sulle gallerie: nel registro degli indagati sono state iscritte quasi sempre le stesse persone e cioè gli ex vertici di Aspi e Spea, quest'ultima la società controllata che si occupava delle manutenzioni e ispezioni. L'udienza preliminare sul crollo inizierà venerdì, nella tensostruttura all'interno del tribunale per rispettare le norme anti-contagio. Sono 59 le persone imputate oltre alle due società Aspi e Spea. Le accuse, a vario titolo, sono di crollo doloso, attentato alla sicurezza dei trasporti, omicidio stradale, omicidio colposo plurimo, falso, omissione d'atti d'ufficio e rimozione dolosa di dispositivi per la sicurezza sui luoghi di lavoro. Secondo la procura gli allora vertici di Autostrade avrebbero risparmiato sulle manutenzioni per ottenere maggiori profitti, falsificando i report sullo stato di salute del viadotto. Tra le oltre 300 parti offese che si costituiranno parte civile ci sono anche il Comune di Genova, la Regione e i sindacati Cgil, Cisl e Uil.
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